Cosa aspettarsi da Città del Messico

Facile: dal Gran Premio del Messico c’è da aspettarsi il mondiale per Hamilton, definitivamente, matematicamente.
Dopo il match point mancato ad Austin stavolta al pilota inglese basterà un settimo posto per confermarsi campione, raggiungere Fangio a quota cinque titoli e insidiare altri record, di un altro pilota dal nome impronunciabile che si pensava anche irraggiungibile.

I fratelli Pedro e Ricardo Rodriguez a cui è intitolato il circuito immerso nel parco Magdalena Mixhuca

Il circuito intitolato ai fratelli Rodriguez è piuttosto bello. Immerso in un parco sportivo in uno dei quartieri centrali della megalopoli centramericana ha ospitato tutte le quindici edizioni del Gran Premio del Messico. Prima su una configurazione lunga caratterizzata da un’alternanza di veloci rettilinei, tornantini, S veloci in sequenza e la celebre Peraltada, curva a 180° sopraelevata tanto rapida quanto pericolosa. Dall ’86 al ’92 si è invece corso su una versione leggermente rivista, con una impegnativa tripla chicane iniziale, una sequenza di curve di raggio variabile, un tornantino e di nuovo una serie di S in accelerazione che conducevano alla inalterata Peraltada. Celebri su questo tracciato i sorpassi di Mansell, la prima vittoria di Berger e della Benetton, le lamentele dei piloti per il fondo dissestato e…le sofferenze per il morbo di Montezuma che ogni anno puntualmente faceva strage degli stomaci di guidatori, ingegneri e capisquadra.

Lo stadio di baseball costruito all’interno della famosa Peraltada

Dopo una lunga pausa la Formula 1 è tornata all’ “Hermanos Rodriguez” nel 2015, su una versione del circuito modificata e peggiorata, come sempre, da Hermann Tilke. Il rettilineo iniziale, per fortuna, è rimasto sempre lo stesso, lunghissimo, percorso a velocità che grazie alla bassa resistenza dell’aria (siamo a circa 2000 metri sul livello del mare) toccano i 370 km/h. La prima combinazione è una tripla composta da tre curve secche successive (la solita fissa dell’architetto tedesco per gli “spigoli” invece che per le curve con raggio più ampio), con via di fuga che permette il taglio del tracciato e causa innumerevoli polemiche. Dopo un altro tratto rettilineo, dove prima si trovava un’impegnativa combinazione “sinistra veloce – destra lenta”, adesso si trova una chicane banalissima, immotivata, che conduce a un tornantino e poi alla nuova serie di curve che ha sostituito la serie di S successive presenti un tempo. Io non so perchè c’è stato bisogno di lavorare sul lay-out in questo punto, forse per motivi di sicurezza, ma certo le chicane più o meno veloci che compongono adesso la parte dietro ai box non ha nemmeno un grammo del fascino, e delle difficoltà che i piloti incontravano fino a venticinque anni fa.

Dagli spalti dello stadio si vedono le vetture districarsi tra i cordoli di un tratto di pista ridicolo

Per finire non c’è più la Peraltada, e questo è comprensibile. Una curva sopraelevata da affrontare a 300 all’ora con tre metri di via di fuga (non c’era spazio per aumentare lo spazio all’esterno perchè subito dietro si trova un’importante arteria cittadina, non era possibile arretrare la curva perchè nel frattempo all’interno ci hanno genialmente costruito uno stadio per il baseball…!) non era più una soluzione proponibile, per evidenti motivi di sicurezza. Allora al buon Hermann è saltato in mente di passarci dentro, allo stadio, e disegnare davanti agli altissimi spalti un tratto di pista demenziale, lentissimo e del tutto innaturale. Se ne esce da sotto le tribune per accelerare verso il rettilineo d’arrivo.
Mi sono dilungato sulle caratteristiche del circuito sia perchè, nonostante le infelici modifiche, il tracciato resta comunque interessante, sia perchè di argomenti sportivi ne restano obiettivamente pochi.

Il lay out completo del tracciato messicano

Sarà la solita guerra di gestione delle gomme tra Ferrari, Mercedes e RedBull; sarà il solito esame per la delicata psiche di Sebastian Vettel, debilitata anche dalla vittoria del compagno di squadra della settimana scorsa; sarà la solita campagna bellica di Verstappen alla ricerca di scalpi sempre più prestigiosi e la solita speranza da parte di Ricciardo di non incorrere in un guasto tecnico che gli impedisca di ottenere il risultato che si merita. Raikkonen assisterà come sempre a tutto questo da posizione privilegiata, e magari riuscirà a vincere di nuovo.
Quanto a Hamilton, insomma, credo che la sua preoccupazione maggiore sarà la temperatura dello champagne.

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David Bianucci

Mi chiamo David Bianucci, e sono nato a Prato nel 1972. Dal 1981 non mi perdo un gran premio di Formula 1. Nel frattempo ho studiato, fatto sport, adesso lavoro come ingegnere meccanico ma la passione non si è mai spenta. Vivo in Veneto con moglie e tre gatti. Non posso più prendermi due ore per andare a vedere le macchine che girano al Mugello, ma questo non frena certo la mia voglia di parlare di corse. Vi aspetto.