Il settimo di Hamilton dopo una gara indimenticabile

Il Gran Premio di Turchia è stata una gara meravigliosa. Per la difficoltà, per l’incertezza, per le prestazioni assolutamente notevoli di tre o quattro piloti, stavolta anche quelli vestiti di rosso. La prima riflessione nasce da un commento che si è sentito svariate volte in televisione: “Pensate che Ecclestone diceva che bisognerebbe bagnare le piste prima della partenza, per avere corse spettacolari!” e tutti giù a ridere, come dire “Che paradossi tirava fuori il vecchio Bernie”.

Vettel il primo a complimentarsi con Hamilton. Questa è classe

Ma brutti farabutti…non è un paradosso, è la pure evidenza che con meno aderenza a disposizione i valori delle macchine si allineano e finisce per prevalere il pilota migliore. E un modo per limitare l’aderenza, oltre a quello di bagnare la pista (che ovviamente non si può fare) c’è, eccome se c’è: diminuire di seicento chili buoni il carico aerodinamico delle vetture (ma se qualcuno dice più di seicento chili non mi sentirei di oppormi), poi voglio vedere quant’è facile per un debuttante guidare a Spa, Monza, Imola, Mugello, Montecarlo, Montreal, Silverstone e, appunto, Istanbul Park una bestia da mille cavalli che scappa da tutte le parti. Scommetto che si vedrebbero meno trenini di piloti impegnati ad ascoltare radio box per azzeccare un under-cut e più correzioni, controsterzi, frenate lunghe e scambi di posizione.

Ma siccome chi fa il regolamento tecnico in questa direzione non intende andarci nè ora nè mai godiamoci gare estemporanee come quella di ieri e pensiamo con preoccupazione ai prossimi gran premi in terra araba, su bellissimi autodromi senza personalità a cui assisteranno milionari in poltrona per i quali non c’è differenza tra vedere correre auto, cani o cavalli.

Le due Force India hanno dominato due terzi di gara

Diradati i fumi della polemica rimane l’immagine indimenticabile del settimo titolo di Hamilton, conquistato con una vittoria indiscutibile, frutto di capacità, furbizia, conoscenza della vettura e delle gomme, sensibilità di guida. E’ un fuoriclasse, l’inglese. Quando gli passerà la voglia avrà battuto ogni record, e forse anche la dispettosa e maligna diffidenza di chi ancora non lo vuole accostare ai grandi del passato: “Ma avete presente la Formula 1 ai tempi di Fangio?”, “E Jim Clark?”, “Che genio della strategia, Alain Prost!”, “Nessuno è mai stato come Senna“, “Schumi ha emozionato mille volte di più”. Tutto vero, tanto quanto sono insensati i paragoni tra epoche diverse. Lewis ha dominato la sua, e chi non ne riconosce la grandezza farebbe bene a prendere esempio da Vettel, il primo a congratularsi con lui alla fine della battaglia turca.

Finalmente una bella Ferrari. E bravissimi i piloti

Bella la gara delle Ferrari: senza errori la prestazione di Sebastian, che saluterà la scuderia con un podio in più e un po’ di tristezza in meno. Un demonio Leclerc, che aveva messo insieme una rimonta letteralmente strabiliante prima della vaccata finale. Succede. Ma imparerà. Costanti Perez e Sainz, sfortunato Stroll a cui un misterioso danneggiamento dell’ala anteriore ha precluso la possibilità di lottare fino alla fine per il successo. O forse è stato meglio per lui non averci a che fare, con quella gente lì, negli ultimi giri? Se ci fossero altri gran premi simili le risposte potremmo averle…

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David Bianucci

Mi chiamo David Bianucci, e sono nato a Prato nel 1972. Dal 1981 non mi perdo un gran premio di Formula 1. Nel frattempo ho studiato, fatto sport, adesso lavoro come ingegnere meccanico ma la passione non si è mai spenta. Vivo in Veneto con moglie e tre gatti. Non posso più prendermi due ore per andare a vedere le macchine che girano al Mugello, ma questo non frena certo la mia voglia di parlare di corse. Vi aspetto.