Grosjean miracolato: analisi di un incidente impressionante

Se Romain Grosjean può salutare da un ospedale militare del Bahrein con lo sguardo stralunato e le dita tipo Edward Mani di forbice lo deve, ovviamente, alla sorprendente robustezza delle scocche delle auto di Formula 1. Sorprendente a pensarci (come si fa a non farsi un graffio andando a stamparsi su un guard rail a duecento all’ora?) ma assai comprensibile se si considera che sono ormai decenni che la federazione impone ai costruttori crash test molto severi, e che materiali e tecnologie di realizzazione dei telai sono tra le massime espressioni dell’ingegno umano di cui si possa trovare traccia su questo pianeta.

Malconcia ma integra


Lo deve, ancora di più, all’HALO (“Aureola”), quella strana ciambella metallica che ostacola la visuale, rende difficile uscire dalle macchine, sta malissimo (esteticamente) su un auto da corsa, ma da quando è stata introdotta tre anni fa ha già salvato un paio di vite. Basta ricordare il tentativo di ruotata sulla testa di Leclerc da parte della McLaren impazzita di Alonso alla partenza di Spa 2018. Senza l’HALO Grosjean avrebbe impattato il guard rail con la testa. Nella storia della Formula 1 esistono macabri precedenti.
Fin qui ciò che ha funzionato. Occorre però, e la governance della Formula 1 sicuramente lo farà, perchè sono ormai trent’anni che la ricerca sulla sicurezza viene affrontata con grande serietà, analizzare adesso quello che non va: il guard rail in cui ha impattato la Haas è inclinato verso la pista perchè delimita un’apertura per l’uscita dei mezzi di soccorso, ed è all’inizio di un rettilineo sul lato interno rispetto alla curva che lo precede. Quindi solo un contatto tra due macchine può spedirne una in quella direzione.Direi che il circuito è assolto.

Un guard rail dovrebbe forse reagire meglio?

Assolti, con riserva, anche i marshalls, non abilissimi (a Imola nell’89 i leoni della CEA dettero dimostrazione di maggior efficacia quando spensero l’auto di Berger) ma comunque presenti e pronti ad intervenire. Ancora, la macchina spezzata in due fa una certa impressione, ma come confermato dall’ingegner Dallara è corretto che una vettura si spezzi in quel modo, l’importante è che tenga la cellula che circonda il pilota.
Si deve invece capire bene il motivo di due anomalie: la prima è il fatto che la vettura sia riuscita a penetrare nel guard rail. Questo è inaccettabile, perchè il guard rail dovrebbe funzionare come un nastro elastico, smorzare la forza dell’impatto e accompagnare la macchina lungo la sua direzione. Non bucarsi e diventare così una sorta di lamiera tagliente (di nuovo, senza l’HALO…). La seconda anomalia è l’esplosione, letterale, del serbatoio della benzina. Il carburante è alloggiato in una parte del telaio, dietro al pilota, molto protetta, ed il serbatoio costruito con criteri modernissimi di resistenza agli urti. Non deve subire perdite nemmeno dopo un impatto così violento. Si deve capire il perchè e trovare dei rimedi.

Coraggio ragazzi, due gare ancora e potrete finalmente essere avversari


Cambiando discorso, per fortuna la gara che ha seguito questo tremendo incidente è stata molto rilassante: Hamilton vittorioso, Bottas in confusione totale, ferraristi ai ferri corti e Vettel incapace nel finale di superare la Williams di Russell. Ci voleva, un po’ di routinaria tranquillità dopo uno spavento così forte.

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David Bianucci

Mi chiamo David Bianucci, e sono nato a Prato nel 1972. Dal 1981 non mi perdo un gran premio di Formula 1. Nel frattempo ho studiato, fatto sport, adesso lavoro come ingegnere meccanico ma la passione non si è mai spenta. Vivo in Veneto con moglie e tre gatti. Non posso più prendermi due ore per andare a vedere le macchine che girano al Mugello, ma questo non frena certo la mia voglia di parlare di corse. Vi aspetto.