Addio a Niki: personaggio impareggiabile e uomo coraggioso

Una vita infinita, che si fa fatica a credere interrotta. Un personaggio carismatico, ironico, antipatico, tirchio con i soldi e generoso con certe persone, diretto, anticonformista, la “fenice” della Formula 1 (definizione non mia ma azzeccatissima), amato dai tifosi e inviso ai manager.

Niki salta al Nurburgring nel ’76

Non potendo scrivere un libro, che sarebbe l’unico modo per dare una vaga idea della ricchezza dell’esistenza di Niki Lauda, si può invece scorrere la sua avventura come una cronaca sportiva, tutta sterzate, curve insidiose, marce indietro, litigate e slanci verso successi indimenticabili.
Nasce ricco, destinato alla finanza, alle riunioni con le banche e ai consigli di amministrazione. Però si innamora della velocità, come tutti i pazzi che correvano a quell’epoca, e raggranellando soldi qua e là scala le categorie inferiori. E’ innegabilmente bravo, altrochè. E’ veloce, e la velocità negli anni ’70 è l’unica qualità che si richiede ad un pilota, non appariscente però, e anche stranamente attento agli aspetti tecnici.

Dopo l’incidente il secondo titolo con Ferrari nel ’77

Brilla con una BRM, Ferrari lo porta a Maranello nel ’74, perchè glielo consiglia Regazzoni e perchè è un semisconosciuto, e al Drake è sempre piaciuto dimostrare la bontà delle sue macchine mettendoci dentro illustri carneadi. Nella prima stagione è più veloce ma meno fortunato del compagno di squadra, nella seconda domina il mondiale e porta il titolo alla Rossa dopo tanti anni di digiuno. Nel ’76 si sta per confermare campione, ma sbatte al Nurburgring, sembra spacciato, Enzo Ferrari chiede già di contattare altri piloti per sostituirlo (Lauda non glielo perdonerà mai, come si può perdonare una cosa simile?), torna dopo un mese e mezzo, e si gioca il mondiale all’ultima gara.

Imprenditore nel settore del trasporto aereo

Vinto dalla paura abbandona una gara disputata sotto un diluvio e lascia il titolo a Hunt (Ferrari non glielo perdonerà mai, come si può non perdonare una cosa simile?). L’anno successivo rivince il titolo inaugurando la tattica risparmiosa dei piazzamenti, del rispetto della meccanica, del rischio calcolato e delle vittorie “di strategia”. Vuole più soldi. Ferrari non glieli dà e lui se li fa dare alla Brabham. Vince un paio di Gran Premi, insegna a Piquet come si ottimizza l’assetto di una macchina e come si vincono i mondiali, e poi lascia improvvisamente tutto, per darsi alla meno rischiosa attività di imprenditore del settore del trasporto aereo.

Il terzo mondiale con la McLaren Porsche nell’84

Ma dopo due anni prova una McLaren, gli ritorna la voglia, la Lauda Air non naviga in buone acque e allora rientra in Formula 1. Rivince, gare e titolo, insegnando a Prost come si ottimizza l’assetto di una macchina e come si vincono i mondiali. Il successo nel campionato dell’84 è un capolavoro di intelligenza: Prost è sempre il più veloce, ma lui vince ogni volta che al compagno di squadra capita di ritirarsi, e alla fine prevale per mezzo punto. Il minimo scarto, il massimo risultato. Smette di nuovo e per sempre nell’85, torna agli aerei e poi lo riportano ai box come manager. Un paio di fallimenti, come consulente Ferrari, poi come capo della Jaguar, passa a commentare in TV i gran premi per una televisione tedesca, poi la Mercedes lo nomina Presidente onorario non esecutivo della AMG (la scuderia di Formula 1). Non c’è aggettivo più sbagliato da accostare a Lauda che “non esecutivo”. Porta Hamilton in squadra, e il resto ce lo sorbiamo da sei anni.

Una delle sue ultime apparizioni come manager della Mercedes

Nel frattempo anche mogli, figli, donne, rughe, trapianti di polmoni, problemi ai reni. Letali. Una vita senza un attimo di respiro. Quel respiro che da stanotte non c’è più e che manca a tutti. Anche a chi non è mai riuscito a fargli togliere il cappellino, o a fargli indossare l’abbigliamento ufficiale del team. Forse per questo, da uomo libero, sembrava anche un uomo felice.
“Atesso fare kose bene, diskutere problemi, no bla bla bla, no spaghetti”

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David Bianucci

Mi chiamo David Bianucci, e sono nato a Prato nel 1972. Dal 1981 non mi perdo un gran premio di Formula 1. Nel frattempo ho studiato, fatto sport, adesso lavoro come ingegnere meccanico ma la passione non si è mai spenta. Vivo in Veneto con moglie e tre gatti. Non posso più prendermi due ore per andare a vedere le macchine che girano al Mugello, ma questo non frena certo la mia voglia di parlare di corse. Vi aspetto.