Gp del Messico: la gara

Tutto bello, tutto giusto. Il gran premio del Messico ha avuto uno svolgimento divertente e incerto, e per certi versi ha ricordato le corse vecchio stampo: sorpassi, macchine in difficoltà con le gomme, strategie diversificate, ritiri improvvisi. E un’ordine d’arrivo con distanti consistenti, come non si vedeva da diverso tempo.

Sul podio di Città del Messico sorride solo un grande Verstappen

Alla fine sorridono Verstappen e Hamilton, che centrano l’obiettivo del loro weekend, e tutto sommato potrebbe sorridere, amaramente, anche la Ferrari, che piazza due macchine sul podio e soprattutto sul passo dà la sensazione di soffrire molto meno di quanto ci si aspettasse rispetto alle due avversarie del momento. E’ una Ferrari tardivamente competitiva, quella vista sul circuito dedicato ai fratelli Rodriguez, che raccoglie punti ma anche rammarico. Senza quel mese e mezzo buttato via tra errori del pilota, strategie fallimentari e sviluppi sbagliati il mondiale sarebbe ancora aperto, ma è anche vero che chi il mondiale lo vince lo vince sempre per qualche motivo, e quel motivo è molto spesso il fare meno errori rispetto all’avversario. Quest’anno Hamilton non ne ha fatti, ha disputato probabilmente la sua migliore stagione, ed è forte la sensazione che alla guida della Ferrari solo…un altro Hamilton avrebbe potuto battere l’asso inglese.
Per queste discussioni avremo un inverno intero a disposizione, nel frattempo vale la pena sottolineare due episodi abbastanza insoliti e clamorosi:

Hamilton celebra con apprezzatissime derapate, ma le gomme anteriori sono distrutte dal graining in maniera preoccupante

il primo è la grande difficoltà in gara della Mercedes. Si è tanto parlato dei fori di raffreddamento sui cerchi posteriori che la casa di Brackley ha adottato nei gran premi dalla fine dell’estate, traendone un sicuro vantaggio per quanto riguarda la gestione del blistering. Ma a Città del Messico le difficoltà con le gomme che hanno impedito a Hamilton e Bottas di lottare per la vittoria sono di ben altra natura. Le gomme non hanno avuto blistering, bensì graining, che è tutto un altro fenomeno dovuto a cause molto diverse, principalmente alle gomme anteriori. Non c’entrano nulla i fori tappati, insomma. Una debacle, quella delle frecce d’argento, veramente pesante, che costringerà i tecnici di Wolf a lavorare pesantemente per cercare di capire il motivo e trovare la contromisure. Le rimanenti due gare del calendario, che comunque si correranno in condizioni di temperatura e asfalto del tutto diverse, saranno un’interessante prova d’appello per capire se la Mercedes si trova davanti ad un problema episodico oppure deve impiegare, tempo, denaro e risorse per affrontare in profondità questa difficoltà di gestione delle gomme, soprattutto in vista delle fasi finale della progettazione della macchina per la prossima stagione.
L’altro episodio clamoroso è il ritiro di Ricciardo: autore di una bellissima pole position contro tutto e tutti (anche contro parte del team),

Ricciardo medita l’abbandono anticipato alla RedBull

il pilota australiano ha pagato una partenza infelice, ma poi è riuscito a recuperare fino al secondo posto, e probabilmente avrebbe conservato la posizione anche davanti agli attacchi di Vettel, se non si fosse dovuto infine arrendere all’ennesimo guasto della sua vettura. Alla fine della corsa l’amareggiatissimo australiano ha parlato di una “maledizione”, e ha prospettato di non correre gli ultime due gran premi dell’anno. Non sarebbe una novità (già in passato, con gli obiettivi ormai raggiunti o ormai mancati, piloti del calibro di Lauda o Prost hanno evitato di correre le ultime gare), ma le motivazioni che spingono Ricciardo lontano dalla sua squadra con un mese di anticipo sono veramente inquietanti. Sospetta, probabilmente, il buon Daniel di essere stato boicottato. Se ne andrà alla Renault, in un team con una buona base ma una competitività ad alto livello tutta da costruire. In questo triste e rancoroso divorzio tra RedBull e Ricciardo c’è la sensazione che entrambi finiranno con avere molti rimpianti.

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David Bianucci

Mi chiamo David Bianucci, e sono nato a Prato nel 1972. Dal 1981 non mi perdo un gran premio di Formula 1. Nel frattempo ho studiato, fatto sport, adesso lavoro come ingegnere meccanico ma la passione non si è mai spenta. Vivo in Veneto con moglie e tre gatti. Non posso più prendermi due ore per andare a vedere le macchine che girano al Mugello, ma questo non frena certo la mia voglia di parlare di corse. Vi aspetto.