Cosa aspettarsi da Interlagos

Due cose probabilmente, ci si possono aspettare dal Gran Premio del Brasile: il titolo costruttori per la Mercedes e un sacco di divertimento.

All’esterno della curva Juncao e della “vecchia” curva 3 si vedono le favelas di San Paolo

Quanto al primo è cosa abbastanza scontata, se non domenica tra due settimane ad Abu Dhabi. Sul titolo costruttori se ne sentono molte, che conti più di quello piloti, che non conti niente, e tutte le versioni intermedie. Per me conta veramente poco: Enzo Ferrari diceva che era più importante di quello piloti perchè amava le sue macchine più di quelli che le guidavano, e comunque era una affermazione che veniva fuori solo quando le rosse mancavano il titolo piloti. Per dire, non ho mai sentito nessuno che dopo aver vinto il mondiale piloti faccia prevalere il rammarico per non aver vinto il costruttori…Quindi, in definitiva, il mondiale costruttori, almeno ai miei occhi, conta veramente il giusto.

Il “nuovo” tracciato di San Paolo…

La gran bella gara, invece, me la aspetto con più “convinzione”. In primo luogo perchè il circuito di Interlagos è stupendo, ancorchè un po’ corto per i miei gusti. L’alternanza di tratti veloci e curve di media e bassa velocità lo rende sicuramente uno dei più interessanti del calendario. Ad Interlagos si sorpassa, si va in accelerazione  poi in piena velocità per tutto il tratto che va dalla Juncao fino alla S Senna, attraverso la caratteristica Arquibancada e la frenata alla fine di questo allungo è veramente terra di conquisita per gli staccatori alla Ricciardo e Verstappen. Senza contare che anche chi viene superato poi può recuperare nell’accelerazione della Curva do Sol fino alla frenata della Descida do Lago. La seconda parte del tracciato è più guidata e presenta tratti più tecnici: la Ferradura, doppia curva a destra in salita è una delle sfide, per piloti e ingegneri, più avvincenti dell’anno. Serve bilanciamento perfetto, carico aerodinamico e piede pesante. Poi Laranja, Pineirinho e Bico de Pato sono tre curve lente ma tutte diverse tra loro, e anticipano il tuffo a sinistra della bellissima piega Mergulho prima della frenata del Juncao importantissima per portare velocità lungo il tratto veloce.

…e il vecchio, di 8 chilometri

E’ un circuito anche pericoloso, Interlagos, inutile negarlo. I muretti sono vicini, le vie di fuga sono limitate e se piove l’asfalto tende a presentare rivoli d’acqua pericolosissimi e difficili da prevedere. Del resto la pista sorge su una specie di laguna nella prima periferia di San Paolo, accostata tra l’altro a delle favelas, il terreno è cedevole e ogni anno c’è da riprendere la misura ad avvallamenti e buche sempre nuove.
Prima del rifacimento del 1990 ad Interlagos si è corso solo negli anni ’70, sul tracciato lungo. Un serpentone di quasi otto chilometri con una prima parte velocissima e in discesa (roba che ricordava Indianapolis) e poi un susseguirsi di rettilinei e curve lunghe molto varie che si annodavano su stesse. Un tracciato semplicemente stupendo. Quando si decise di rifarlo diciamo che si poteva sfruttare un po’ meglio quanto già esisteva, ma comunque si è fatto un buon lavoro. L’arena di Interlagos rimane comunque affascinante, e dalle calorose tribune poste ai lati del rettilineo di arrivo si vede quasi tutta la pista.

In caso di pioggia il tracciato diventa ancora più insidioso: nel 2003 mezzo schieramento uscì di pista sullo stesso rigagnolo d’acqua…!

Dal punto di vista del pronostico ovviamente sarà ancora triello tra RedBull, Ferrari e Mercedes, e dopo la vittoria di Verstappen in Messico c’è da pensare che anche i due outsider della scuderia di Horner  potranno essere al livello di poter vincere. Incuriosisce, come durante tutto l’anno, il comportamento che ci si potrà attendere dalle gomme sulla Mercedes. E’ stato questo il leit motiv tecnico di tutta l’annata. Se le frecce d’argento riescono a far funzionare le mescole facile aspettarsi una doppietta, ma se va come in Messico (o Inghilterra, o Belgio, o Bahrein) e le gomme di Hamilton e Bottas inizieranno a presentare strane striature scure allora l’incertezza la farà da padrona.

Share it:

David Bianucci

Mi chiamo David Bianucci, e sono nato a Prato nel 1972. Dal 1981 non mi perdo un gran premio di Formula 1. Nel frattempo ho studiato, fatto sport, adesso lavoro come ingegnere meccanico ma la passione non si è mai spenta. Vivo in Veneto con moglie e tre gatti. Non posso più prendermi due ore per andare a vedere le macchine che girano al Mugello, ma questo non frena certo la mia voglia di parlare di corse. Vi aspetto.