Finalmente il semaforo verde. Che mondiale sarà?

Ci eravamo lasciati al venerdi di Melbourne, con i contagiati in casa McLaren, il mondo intero sulla soglia del disastro e gli spettatori ai cancelli del circuito, e Chase Carey “invitato” in fretta e furia a dare la notizia che nessuno aveva avuto il coraggio di dare, cioè che non si sarebbe corso. Pareva una tragedia, una sventura irripetibile, un imbarazzo penoso. Non ce ne ricordiamo nemmeno più, visto che da allora i problemi sono stati ben altri, e ben maggiori, che rimandare un evento sportivo.

A Melbourne, quando il distanziamento faceva ancora impressione

Si era fermata per prima, la Formula 1, e riparte quasi per ultima, dopo aver stravolto le procedure, imposto le porte chiuse e rivoluzionato il calendario. Ma in realtà in questi tre mesi e mezzo ne sono successe di tutti i colori, e il mondiale che va a cominciare in Austria è ben diverso da quello che sarebbe iniziato in Australia a Marzo. Andiamo in ordine sparso:

Valori tecnici: dopo i test di Barcellona pareva che Mercedes e RedBull fossero nettamente davanti, e la Ferrari nettamente in difficoltà, non più seconda forza ma addirittura di poco davanti alla…Force India (cioè la fotocopia della Mercedes dello scorso anno…ce ne sarebbe da discutere per giorni interi). Da allora, nonostante i lock down e le imposizioni della Federazione, c’è da giurare che tutti i tecnici abbiano lavorato, e tanto, se non in fabbrica almeno nelle loro camerette, per migliorare le prestazioni della vetture con esiti del tutto imprevedibili. Le macchine non hanno più rimesso le ruote per terra, eppure in Ferrari parlano di miglioramenti, ma abbastanza limitati, in Mercedes Toto Wolff continua a soffiare fumo negli occhi dicendo che inseguono la potenza del motore Ferrari, in RedBull, dove non hanno mai avuto problemi di autostima, affermano che sarà un duello tra Hamilton e Verstappen. Force India e McLaren si giocano le posizioni alle spalle dei migliori tre, la Williams nel frattempo ha perso lo sponsor principale. Tutti ingredienti di una macedonia in cui ci si capisce il giusto. Azzardo una classifica basata solo sulle impressioni: Mercedes e RedBull molto vicine, Ferrari dietro ma non di molto, e poi tutto il resto, in un magma abbastanza indistinguibile, da cui mi sento però di estrarre, come sorpresa dei primi Gran Premi, la Renault, che ha finalmente osato qualcosa in termini di progettazione. Venerdi vedremo…

Mercato piloti: con un anno di anticipo si salutano Vettel e la Ferrari, Sainz e la McLaren, Ricciardo e la Renault. Già così sarebbe un discreto sconvolgimento, ma in vista del 2021 non scommetterei un euro sulla permanenza di Bottas in Mercedes e Raikkonen in Alfa.

Presente, passato e futuro della Ferrari

Ne vedremo ancora delle belle insomma, visto che Alonso e Vettel (che sta provando ad andare in Mercedes, ma con pochissime probabilità) sono senza volante. In attesa di altri fuochi d’artificio basta una riflessione sulla mossa della Ferrari: il talento di Leclerc è indiscutibile, la sua gioventù anche. Davvero è stata una buona idea privarsi di un quattro volte campione del mondo, certo in difficoltà nelle ultime stagioni, ma comunque sempre veloce e motivatissimo? E soprattutto…è un bene che la politica dei piloti della Rossa la decidano un ventiduenne e il suo molto disinvolto entourage? La mia risposta è no, la risposta della pista varrà molto di più.

Calendario: Ross Brawn ha avuto un gran da fare. Annullate l’Australia, la Cina, il Vietnam (ma forse no), il Giappone, Montecarlo, la Francia, Baku e non ricordo quali altri, per mettere insieme le otto gare necessarie a mantenere valido un campionato del mondo, ma soprattutto le quindici necessarie per incassare i milioni dei diritti televisivi, Liberty Media si è inventata gli weekend doppi sullo stesso circuito. Per ora solo l’A1 Ring e Silverstone (ma con buone probabilità anche altre piste) ospiteranno due corse per due domeniche di fila, ovviamente senza pubblico.

Una Formula 1 al Mugello. Il sogno diventerà realtà…

Esperimento interessante, soprattutto per capire se veramente saranno gare fotocopia, ma più che altro necessario per rimpolpare un calendario esangue e privo di alcune perle irrinunciabili (Monaco, appunto). Quasi sicuro anche il Mugello, in corsa Imola, Portimao, Hockenheim. Va a finire che sarà il mondiale con le piste più belle del mondo, anche se con le tribune vuote. Ma sinceramente preferite un gran premio a porte chiuse al Mugello o dieci passerelle nel tilokodromo di turno, con solo i ricconi di paesi che non hanno la minima tradizioni motoristica a gustarsi lo spettacolo? Ben venga il Gran Premio di Toscana, facciamo così.

Varie ed eventuali: mica sono stati tutti zitti, in questi tre mesi, Intanto la Federazione ha rimandato al 2022 la rivoluzione aerodinamica, il ritorno dell’effetto suolo, la riforma degli alettoni. Ottima decisione. Però nel 2021, quando si correrà con le macchine attuali, si dovrà tagliare la zona di fondo piatto davanti alle ruote posteriori. E quei piagnucoloni degli ingegneri parlano già di dover ripensare completamente il bilancio aerodinamico delle vetture. Bah, tutto va bene, purchè se ne ottenga una griglia di partenza con valori più equilibrati. Ancora più interessanti, e su questo argomento è bene essere seri, le schermaglie dialettiche degli ultimi giorni circa il “Black Lives Matter“, vero fenomeno culturale delle scorse settimane, anche se a spese di un povero diavolo (non uno solo a dire il vero) ucciso da una squadraccia di poliziotti. Si è rivelata l’occasione, una delle poche a mia memoria, in cui anche quella specie di bolla culturale che è la Formula 1, si è aperta al mondo “normale”, con Hamilton in prima fila a sostenere a parole e fatti la causa dei neri.

Hamilton a Londra durante la manifestazione contro il razzismo

Applausi e critiche e una bella litigata con Bernie Ecclestone, che democratico non è mai stato, e non ha fatto mancare i suoi brontolii nei confronti della contestazione. Liberty Media si è schierata con Lewis. Un gran bel messaggio, era ora. Tra mondo povero e mondo ricco la Formula 1 si è schierata per una volta col mondo povero. Ancora meglio sarebbe se si cancellassero i gran premi in quei paesi in cui si violano sistematicamente i diritti umani. Speriamo di arrivarci.

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David Bianucci

Mi chiamo David Bianucci, e sono nato a Prato nel 1972. Dal 1981 non mi perdo un gran premio di Formula 1. Nel frattempo ho studiato, fatto sport, adesso lavoro come ingegnere meccanico ma la passione non si è mai spenta. Vivo in Veneto con moglie e tre gatti. Non posso più prendermi due ore per andare a vedere le macchine che girano al Mugello, ma questo non frena certo la mia voglia di parlare di corse. Vi aspetto.