Gp degli Stati Uniti: la gara

Il Gran Premio degli Stati Uniti è stato una gara magnifica. Incerta fino all’ultimo, combattuta, piena di sorpassi, di duelli, di incertezze strategiche, di ritiri. Vinta finalmente da un pilota un po’ attempato, ancora velocissimo quando la macchina lo assiste, e oggi se Dio vuole grintoso come un ventenne.

Grande attacco di Raikkonen alla prima curva

Raikkonen ha costruito la vittoria con una grande partenza, una bella difesa su Hamilton quando l’inglese gli era tornato vicino dopo il primo cambio gomme, un passo gara fortissimo all’inizio del secondo stint e un’accorta gestione delle gomme nel finale. Tutte cose che avrebbe potuto fare anche Vettel, se non avesse compiuto l’ennesima sciocchezza del suo sciagurato finale di stagione, compromettendo una doppietta che dal punto di vista tecnico sarebbe stato il risultato più logico. Eh già! il punto di vista tecnico: senza i cerchi “forati” (con cui Hamilton ha corso, e vinto, gli ultimi quattro gran premi, prima permessi dalla federazione e ora considerati invece “non opportuni”) la Mercedes è tornata sulla terra, e sulle gomme posteriori del futuro campione del mondo è comparso di nuovo quel blistering che affliggeva le frecce d’argento a inizio anno.

Verstappen difende il secondo posto dall’attacco di Hamilton a due giri dalla fine

In Ferrari invece hanno buttato al vento gli sviluppi dell’ultimo mese, che sviluppi non erano, e la macchina è tornata a volare, segno evidente del fatto che è qualche tempo che la Scuderia aveva preso, dal punto di vista tecnico, la strada sbagliata.

Grandissimo Verstappen, diciottesimo alla partenza e quasi vincitore. Questo ragazzo, che ha appioppato ad Hamilton uno schiaffo nel finale a cui l’inglese non è certo abituato, non è solo uno “sportellatore”, ma è velocissimo e duro nel corpo a corpo come se ne sono visti pochi. Non faccio paragoni, ma solo per evitare banalità.

Vettel in testa coda al primo giro dopo il duello con Ricciardo

Il capitolo Vettel, appena accennato, meriterebbe un’analisi accuratissima. Senza stare tanto a contare quanti errori ha fatto, quanti punti sono costati, quanto hanno influito sulla perdita del titolo a me pare che Vettel, che dal punto di vista squisitamente velocistico è secondo solo a Hamilton, e non di molto, debba essere ricostruito psicologicamente e in termini di autostima.

Se la Ferrari ci crede deve stargli vicino e “coccolarlo”; dare le colpe serve solo a distrarre energie e sforzi dal vero scopo di una squadra, che è quello di rendere migliore possibile il pacchetto che scende in pista.

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David Bianucci

Mi chiamo David Bianucci, e sono nato a Prato nel 1972. Dal 1981 non mi perdo un gran premio di Formula 1. Nel frattempo ho studiato, fatto sport, adesso lavoro come ingegnere meccanico ma la passione non si è mai spenta. Vivo in Veneto con moglie e tre gatti. Non posso più prendermi due ore per andare a vedere le macchine che girano al Mugello, ma questo non frena certo la mia voglia di parlare di corse. Vi aspetto.