Sei vittorie su sei per la Mercedes. Tracce di vita (e di buona sorte) sul pianeta rosso

I Gran Premi di Monaco possono essere di vari tipi: “processionali” ma decisi dalla strategia e dai pit stop, caotici perchè magari piove e non ci si capisce più niente, noiosi che s’arriva e si parte nello stesso ordine, decisi in partenza. E poi c’è il Gran Premio di Monaco di oggi. Dove ovviamente non si vede un sorpasso, ma in cui l’ordine alla prima curva è sovvertito da pochi decisivi episodi, e non si può dire alla fine che non ci siano state emozioni.

Il momento decisivo della gara

Insomma, la sesta vittoria su sei, stavolta non accompagnata da una doppietta, la Mercedes se l’è dovuta guadagnare, dopo aver sbagliato a montare le medie a Hamilton al pit stop e aver perso la posizione di Bottas a causa di una sfortunata foratura. L’inglese ha dovuto correre con gomme via via sempre peggiori, è stato bravo a non commettere errori di fronte alla costante pressione di Verstappen, e ha anche dimostrato che quando qualcuno da qualche parte decide che una ruotata sul cerchio della posteriore sinistra a due giri dalla fine non deve creare danni (nella maggioranza dei casi ci si ritira o ci si lascia la gomma), vengono fuori risultati che alla fine vanno bene a tutti. Sì, Niki, parlo proprio di te.

Leclerc ce l’ha messa tutta…

Due piloti ci hanno provato, più degli altri, ad inventarsi una Montecarlo indimenticabile: uno è Verstappen (complice il team RedBull) che ai box ha soffiato la posizione a Bottas rimettendoci però un piazzamento sul podio. L’altro è Leclerc, autore di dieci giri con coltello tra i denti e di sorpassi alla Rascasse che non si vedevano da millenni. E’ andata male a tutti e due, ma come si fa a non applaudire due campioncini così?

La Ferrari, infine, ha ottenuto il miglior risultato stagionale nel circuito dove andava peggio e dove, in prova, ha fatto i danni più grossi. Consola che Vettel non perdesse terreno dagli avversari nemmeno nel primo stint , e che sia rimasto calmo per tutta la gara, raccogliendo alla fine un podio fortunoso ma anche meritato. A Montreal dovrebbe andare meglio. E’ un iniezione di fiducia per l’ambiente ferrarista, di cui si sentiva davvero il bisogno, a patto di continuare a lavorare a testa bassa per capire questa macchina, per ora davvero non all’altezza delle aspettative.

Il resto dell’ordine d’arrivo è stato deciso dalle strategie. Ci hanno preso alla Toro Rosso, hanno sbagliato alla Renault. Altro, di quel trenino di due ore che ha caratterizzato le posizioni tra la sesta e la undicesima, non c’è da dire.

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David Bianucci

Mi chiamo David Bianucci, e sono nato a Prato nel 1972. Dal 1981 non mi perdo un gran premio di Formula 1. Nel frattempo ho studiato, fatto sport, adesso lavoro come ingegnere meccanico ma la passione non si è mai spenta. Vivo in Veneto con moglie e tre gatti. Non posso più prendermi due ore per andare a vedere le macchine che girano al Mugello, ma questo non frena certo la mia voglia di parlare di corse. Vi aspetto.