Montreal: che sia la volta buona?

Quando nel ’78 la Formula 1 sbarcò sull’isola di Notre Dame, sulle cui strade perimetrali i canadesi si erano appena accorti che ci veniva fuori proprio un circuito bello che fatto, in pochi avrebbero pensato che la pista di Montreal sarebbe diventata una delle più caratteristiche del calendario. 

Sulla linea di partenza il saluto all’indimenticabile campione a cui è intitolato il circuito di Montreal

All’epoca si correva a Brands Hatch, Zandvoort, Hockenheim quello vero, Zeltweg, Buenos Aires, Watkins Glen. Questo strano anello allungato, composto da una serie di chicane tutte diverse a congiungere i due tornanti posti all’estremità dell’isola era un circuito diverso dagli altri, sì, ma non tra i più affascinanti. Però fino ad allora la Formula 1 in Canada aveva corso negli sperduti territori di Mosport e Mont Tremblant, e agli organizzatori non pareva vero di portare il circus nel cuore di Montreal, città in rampa di lancio dopo l’Expo del ’67 e le Olimpiadi del ’76. E fu così che iniziò il connubio tra questo circuito semi-cittadino e la Formula 1, un connubio che ancora dura e anzi si fa sempre più stretto. Perchè l’appuntamento nord americano è ormai un classico, il seguito da parte dei tifosi è enorme, e non importa se l’unico pilota nazionale rimasto è il modesto (non per il conto in banca) Stroll. Ai canadesi la Formula 1 piace, piace vederla sull’Isola di Notre Dame e nessuno, per adesso, intende togliergliela.

Riccardo Paletti perse la vita a Montreal tamponando Pironi rimasto fermo alla partenza. Era il 1982

La pista è cambiata di poco, da quell’autunno del ’78, quando la prima gara venne vinta proprio da Villeneuve (al primo dei suoi sei successi, tutti con la Ferrari) in una giornata tra la più fredde che la Formula 1 ricordi. Celebri le immagini di Gilles che celebra la sua “maiden victory” imbacuccato in una giacca a vento marrone trovata chissà dove, e da chi. A Montreal si corre ancora tra i due tornanti, percorrendo la solita serie di chicane, a fare il pelo ai muretti oltre ai quali ci sono le acque del fiume San Lorenzo (è anche una pista pericolosa, infatti), solo che la parte “di ritorno” è stata negli anni ripulita da tre o quattro curve e adesso è costituita da un lunghissimo rettilineo, che porta ai box intervallato solo da una chicane molto difficile, su cui hanno lasciato la gara tante volte fior di piloti. Il “muro dei campioni”, lo chiamano, quello all’esterno del rettilineo di partenza, per aver accolto gli errori di Mansell, Hill, Schumacher, Villeneuve

 

Gilles festeggia la sua prima vittoria in Formula 1 in occasione del primo Gran Premio del Canada corso sull’Isola di Notre Dame

Su questa pista anomala, che per la presenza di tanti rettilinei richiede basso carico aerodinamico (o meglio, si decide di correre con basso carico, perchè nelle violentissime frenate i piloti il carico aerodinamico lo vorrebbero eccome), la Ferrari spera di ottenere un risultato migliore rispetto a questa mezza tragedia che è stato l’inizio anno. Con una macchina che ha mostrato grande efficienza (e quindi facilità nell’ottenere ottime velocità di punta) ma scarsissima deportanza all’anteriore, Vettel e Leclerc potrebbero ritrovarsi nelle condizioni del Bahrein, quando, unica occasione del 2019, la macchina rossa era indubbiamente quella da battere.
La Mercedes risponde con un motore evoluto, ma se davvero c’è una pista dove il gap con le avversarie può essere ridotto, almeno fino a che non interverranno modifiche più radicali sulle vetture, questa è proprio il tracciato di Notre Dame.
Buon Gran premio del Canada, dunque. Non ci si dovrebbe annoiare, per l’equilibrio tra i concorrenti, per la possibilità di operare sorpassi, per la difficoltà del circuito. Se sarà doppietta argentea anche domenica vuol dire che ci aspetta davvero un’annata molto uggiosa.

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David Bianucci

Mi chiamo David Bianucci, e sono nato a Prato nel 1972. Dal 1981 non mi perdo un gran premio di Formula 1. Nel frattempo ho studiato, fatto sport, adesso lavoro come ingegnere meccanico ma la passione non si è mai spenta. Vivo in Veneto con moglie e tre gatti. Non posso più prendermi due ore per andare a vedere le macchine che girano al Mugello, ma questo non frena certo la mia voglia di parlare di corse. Vi aspetto.