Divertente, il Gran Premio d’Ungheria. Ma triste tutto il resto

Gran premio d’Ungheria: primo Hamilton, Ferrari doppiate. La notizia è tutta lì. E quest’anno non sarà più una notizia, perchè i due eventi rischiano di ripetersi ogni maledetta domenica. Si diceva che sui circuiti veloci la Ferrari avrebbe pagato la scarsa potenza del motore, ma all’Hungaroring sarebbe andata molto meglio. Sembrava vero, dopo le prove. Poi in gara, su una pista con tante curve la Ferrari si è mangiata le gomme, mostrando un comportamento incomprensibile, quello di una macchina talmente sbagliata che non si sa da dove iniziare a metterci le mani. Duri tempi attendono i rossi, e non solo perchè Hamilton e la Mercedes infrangeranno ben presto tutti i residui record di schumacheriana memoria, installandosi al primo posto di una ipotetica classifica tra le squadre più forti di ogni tempo; vale di più, a deprimere le speranze dei ferraristi, la mancanza di un orizzonte, l’assoluto caos tecnico e strategico (Vettel ha agguantato il sesto posto solo perchè ha deciso lui di montare le medie dopo pochi giri, la squadra aveva deciso per le rosse che si sono squagliate sulla vettura di Leclerc), l’umore dei piloti. Paradossalmente il più allegro sembra proprio Seb, i cui errorini continuano ma ormai sono nascosti dalle altre magagne, e nessuno li sottolinea neanche più, mentre Leclerc sente già al sedere il fuoco della domanda “Sarà lui l’uomo giusto per risalire la china?”.
Troppe domande, nessuna risposta.

Leclerc lotta con gomme subito inservibili

Il resto del gran premio ha vissuto di tanti divertenti e curiosi episodi. Dopo pochi giri si erano già verificate le seguenti strambezze:
Verstappen sbatte nel giro di allineamento, danneggia alettone e sospensione, ma i meccanici RedBull in fanno un vero miracolo e gli permettono di partire con un margine di trentacinque secondi dalla chiusura della griglia. Max li ringrazia con un mostruoso secondo posto, degno sia delle sue immense qualità che della piattezza del povero Bottas, non all’altezza stavolta dell’astronave che si ritrova sotto le natiche.
Alla Haas si giocano il jolly delle gomme da asciutto ancora prima di partire. Varrà il primo punto della stagione per Magnussen, ma anche una penalizzazione di dieci secondi per aver impartito ordini via radio ai piloti in un “periodo” vietato. (ma quante pagine ha il regolamento sportivo della Formula 1? Duemila?).

Qualche sospetto sulle operazioni in griglia davanti alla macchina di Albon

Intanto, approfittando della confusione, visto che sono tutti concentrati sulla macchina di Verstappen, alla RedBull decidono di dare un’asciugatina all’asfalto davanti alle ruote di Albon, per farlo partire meglio. La polizia della FIA chiuderà un occhio.
Due minuti dopo Raikkonen, uno che ha alle spalle più di trecento partenze e si appresta a diventare il pilota con più presenze di sempre sbaglia il piazzamento in griglia, e si guadagna una penalità. Fa ridere che proprio il più esperto commetta questa ingenuità, fa meno ridere che l’Alfa Romeo praticamente nemmeno se ne accorga…fossero questi i problemi di un team abbonato ormai al fondo del gruppo…
Non siamo ancora partiti. Allo spegnimento dei semafori Bottas scatta, pare, con un po’ di anticipo, ma dopo una vita dicono “Va bene così” e non viene penalizzato. Con tutti i mezzo tecnologici di cui è dotata la Formula 1 la rapidità di decisione non è ancora migliorata molto.
Poi c’è stata una gara. Andata come sappiamo.

Max Verstappen, prima ingenuo ma poi grandissimo

Infine il nodo più inestricabile: la Racing Point. Stavolta quarta, con un bravissimo Stroll, ma c’è la sensazione che la prima quadrupletta Mercedes si avvicini. Solo la Renault ha osato fare reclamo, Ross Brawn ha già fatto sapere che sono stati bravi a copiare, che ci possono fare loro? E’ uno scandalo. Figlio, come la scarsa potenza del motore Ferrari, i magheggi finanziari di Wolff e babbo Stroll, i mugugni di Horner e Abiteboul, le recenti parole di Montezemolo, la testa per aria di Binotto (che sa ma non può dire) di una lotta di potere violentissima, come non se ne vedevano, forse, dall’epoca della spy story McLaren del 2007 o dalle guerre FISA – FOCA all’inizio degli anni ’80.
Nell’ultimo inverno si è giocato forte, e qualcuno ha ribaltato il tavolo. Le conseguenze sono evidenti. E’ un brutto periodo, per la Formula 1.

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David Bianucci

Mi chiamo David Bianucci, e sono nato a Prato nel 1972. Dal 1981 non mi perdo un gran premio di Formula 1. Nel frattempo ho studiato, fatto sport, adesso lavoro come ingegnere meccanico ma la passione non si è mai spenta. Vivo in Veneto con moglie e tre gatti. Non posso più prendermi due ore per andare a vedere le macchine che girano al Mugello, ma questo non frena certo la mia voglia di parlare di corse. Vi aspetto.