Finalmente si chiude: beato chi va in ferie

Io credo che se si chiede a piloti, ingegneri, meccanici, dirigenti, giornalisti, di dire sinceramente se ad Abu Dhabi ci vanno volentieri, la maggior parte risponde che se ne sono già rotti le scatole. Titoli assegnati da mesi, un circuito noiosissimo, sebbene qualcuno parli di splendida cornice (ce ne sarebbe, da discutere, sulla bellezza di  un autodromo con annesso parco tematico costruito senza badare a spese in pieno deserto), ma soprattutto le teste di mille persone ormai ridotte allo stremo e concentrate più sulla prossima stagione che sulla fine di questa.

Petrov e Alonso nel 2010: per la Ferrari sfuma un titolo già vinto

Nella settimana successiva al gran premio è in programma una sessione di prove di pneumatici; sono probabilmente solo quelli i giorni che interessano alle squadre ormai quasi del tutto private della possibilità di testare in pista le soluzioni tecniche. Una sessione di test più interessante, di un gran premio, a questo siamo arrivati, e forse andremo ancora oltre se Liberty Media continuerà ad aggiungere Gran Premi al calendario. Gran Premi inutili, non per il portafogli, ovviamente, ma per l’esito sportivo del mondiale sì.
Cosa si può aspettare chi avrà il coraggio e l’energia residua per seguire anche questo gran premio? Sicuramente una vittoria di Verstappen: il diavolo olandese sembra l’unico che ne ha ancora e alla RedBull non hanno ancora impacchettato tutto in attesa del prossimo anno, continuando, loro e soprattutto la Honda, a far progredire questo pacchetto. La velocità in rettilineo mostrata ad Interlagos è stata impressionante, la bontà di telaio ed aerodinamica non la discute nessuno. Il podio per Max e per l’ottimo Albon è tutto fuorchè un miraggio. In Mercedes credo si sia tirata giù la saracinesca da un bel po’, Hamilton ha ancora qualche voglia di fare a ruotate, Bottas è già in vacanza. Non li vedo molto agguerriti.

Un altro ricordo da Abu Dhabi: nel 2016 Rosberg conquista il titolo nonostante la logorante strategia di Hamilton

E nemmeno i ferraristi sembrano in gran forma, tramortiti per di più dalle aspre polemiche seguite all’autoscontro di Interlagos. Diranno, a Seb e a Leclerc di fare quello che vogliono, basta che non si ripeta lo scempio di due settimane fa, che poi ci sono tre mesi per dimenticare e sistemare le cose. Per le rosse aggiungere un’altra vittoria a questo strampalato 2019 è altamente improbabile.
Il resto del gruppo assicurerà la solita gara equilibrata, con McLaren, Renault, Toro Rosso, Alfa Romeo e Racing Point impegnate a disputarsi le ultime briciole buone per la classifica finale. Un piazzamento che può valere un po’ di soldi, buoni per il budget del 2020, non certo per passare agli annali.

L’anno scorso finì con Hamilton, Vettel e Alonso (all’ultima gara) a fare donuts davanti ai tifosi

Agli annali potrebbe passare invece l’ultima gara di Hulkenberg: vittima della generazione dei ventenni leoni da simulatore e di qualche pilota pagante, il tedesco il prossimo anno non avrà un sedile, e probabilmente nemmeno gli anni successivi. Perdiamo un talento inespresso, uno che probabilmente avrebbe meritato macchine più forti, non un fuoriclasse ma comunque un individuo che tra i migliori venti del mondo poteva starci comodamente, e che tra l’altro può vantare una vittoria alla 24 ore di Le Mans. Peccato Hulk, buona fortuna.

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David Bianucci

Mi chiamo David Bianucci, e sono nato a Prato nel 1972. Dal 1981 non mi perdo un gran premio di Formula 1. Nel frattempo ho studiato, fatto sport, adesso lavoro come ingegnere meccanico ma la passione non si è mai spenta. Vivo in Veneto con moglie e tre gatti. Non posso più prendermi due ore per andare a vedere le macchine che girano al Mugello, ma questo non frena certo la mia voglia di parlare di corse. Vi aspetto.