L’illusione che si avvera: Leclerc promosso all’esame di Monza

Un talento, un manico, un robot immune alla pressione di due Mercedes, un figlio di puttana con la faccia d’angelo e l’età di uno studente. Charles Leclerc a Monza è stato tutto questo, e il pubblico se n’è accorto, ed è quello che aspettava. Il Gran Premio d’Italia, seconda vittoria ferrarista in otto giorni prima di un finale di campionato che a dire il vero non si annuncia meno disgraziato della prima metà, consegna alle cronache la santificazione immediata del nuovo idolo ferrarista, il predestinato chiamato da ora in avanti a salvare le sorti del cavallino e riportare a Maranello il titolo mondiale.

Alla Roggia Leclerc mostra i denti a Hamilton

 Tutto giusto, perchè la domenica brianzola è stata entusiasmante, col monegasco protagonista assoluto di un rito pagano popolare di cui non è mancato nessun ingrediente: la tensione continua per un vantaggio che non è mai salito sopra i due secondi, il duello rusticano con Hamilton alla Roggia (i commissari hanno seguito la filosofia del “lasciarli correre”, ma anche quella del “salviamo la pelle prima che centomila persone invadano la sala della direzione gara con i forconi”…io credo che la penalizzazione per il ferrarista ci stesse tutta), l’errore innocuo alla prima variante, la resa di Hamilton, la rimonta di Bottas, il finale liberatorio. 

E’ una Ferrari ancora viva, ferita ma indomita quella che esce dal back to back Belgio – Italia. Il team di Binotto ha ricavato il massimo risultato dalle sole due gare in cui ha avuto la macchina per vincere (tralasciamo la parentesi di Montreal) e se non altro potrà lavorare con un po’ più di fiducia alla macchina per il prossimo anno. La base è buona, il motore è fantastico, finalmente hanno funzionato le strategie, visto che la vittoria di Leclerc è figlia innanzitutto della scelta di montare le gomme dure nel secondo stint, altrimenti il primo gradino del podio sarebbe stato ancora una volta argentato, e c’è adesso anche un pilota cresciuto nell’Academy, che in squadra è conosciuto ed amato, un Verstappen rosso che ha dimostrato di saper gestire la pressione, di non avere paura degli avversari e della vittoria, e di avere anche una certa leadership, visto il modo con cui ha trattato Vettel nelle qualifiche del sabato. 

L’ormai ex prima guida Ferrari non sorride più

Vettel, ecco le dolenti note: molto brevemente io credo che sia ancora un pilota veloce, ma non riesco più a contare gli errori che ha fatto nell’ultimo anno. Quello di ieri è pazzesco, non tanto per il testacoda quanto per il modo assurdo in cui è rientrato in pista rischiando un incidente molto grave. Il commento più comune è “non ci sta più con la testa”, più difficile capire cosa si deve fare col campione tedesco. La stagione somiglia molto al 2014 in RedBull: arrivò Ricciardo che gliele suonò, e lui scappò in un’altra squadra. Potrebbe finire così anche con la Ferrari. Un tetracampione del mondo che guadagna decine di milioni di euro all’anno non può fare da scudiero (quando gli riesce) a un ventunenne con meno di trenta gran premi di esperienza. In bocca al lupo a Binotto: i cori da stadio che gli sono stati dedicati dai tifosi a fine gara sono segno di simpatia e fiducia, ma il compito di realizzare una macchina finalmente vincente su tutti i circuiti e la gestione del pilota tedesco sono due sfide decisive e fondamentali, una più difficile dell’altra, che lo impegneranno da qui alla prossima stagione. 

E gli altri? La Mercedes ha accettato la sconfitta di buon grado. Facile, visto che il mondiale piloti e quello costruttori sono già in cassaforte. Se ci fosse stato in ballo il titolo Toto Wolff avrebbe commentato con meno umorismo le manovre di Leclerc. Sorprendente e finalmente all’altezza delle aspettative la gara delle due Renault, che pur accusando da Ferrari e Mercedes il solito distacco abissale hanno portato a casa un quarto e quinto posto di gran valore. Bene Perez e Verstappen, finalmente costante Giovinazzi, non pervenute le Haas e in ombra le McLaren

Renault finalmente vicine al podio nel fine settimana italiano

Ma Monza è un circuito unico, una rondine che non fa primavera, e da Singapore può darsi che la graduatoria “tecnica” basata sul valore delle vetture torni ad essere simile a quanto è successo prima di Settembre. 
Singapore, tra due settimane. La curiosità più grossa ormai è capire cosa faranno Leclerc e Vettel: proseguirà la crescita del primo e la discesa del secondo? Altre sette gare per capirlo. 

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David Bianucci

Mi chiamo David Bianucci, e sono nato a Prato nel 1972. Dal 1981 non mi perdo un gran premio di Formula 1. Nel frattempo ho studiato, fatto sport, adesso lavoro come ingegnere meccanico ma la passione non si è mai spenta. Vivo in Veneto con moglie e tre gatti. Non posso più prendermi due ore per andare a vedere le macchine che girano al Mugello, ma questo non frena certo la mia voglia di parlare di corse. Vi aspetto.