A Suzuka domina Bottas: la Stella d’argento è campione nei costruttori

Altro che partenza sbagliata. Il Gran Premio del Giappone sancisce la fine della ricreazione, la squadra di Wolff rimette i ragazzi al loro posto e riprende il suo ruolo. Cioè si siede in cattedra. Le illusorie qualifiche del sabato mattina avevano fatto sperare i tifosi Ferrari, ma la realtà è quella della gara, che ha visto Hamilton e Bottas sfoderare un passo inarrivabile per tutti.

Una macchietta rossa in un tripudio anglo tedesco

Come sarebbe finita se Vettel non si fosse piantato al via (tra l’altro scampando per misteriosi motivi ad una penalizzazione che pareva ineludibile) e se Leclerc non avesse speronato Verstappen pregiudicando il Gran Premio suo e dell’olandese? Possibile che le rosse avrebbero condotto il primo stint, e poi avrebbero fatto ricorso a qualche trucco strategico per tenere comunque una delle due macchine davanti alla prima delle due Mercedes, e poi confidando nella difficoltà con cui si sorpassa a Suzuka, magari sarebbero pure riuscire a tirar fuori qualcosa di meglio di un secondo e di un settimo posto. Più probabile, a quanto vedo dalla tabella dei tempi, che i due alfieri della stella a tre punte avrebbero tallonato gli avversari nei primi venti giri, e poi operato un sorpasso in overcut dettato dal miglior passo gara con gomme usurate, oppure sfruttato, comunque, una vettura superiore, e di molto, per riprendersi i primi due gradini del podio. Quelli che la Mercedes in Giappone ha dimostrato di meritare, per superiorità tecnica, per l’efficacia degli sviluppi apportati alla macchina, per la facilità con cui entrambi i piloti hanno stampato tempi irraggiungibili senza accusare nessuna difficoltà di gestione delle gomme.

Stavolta Leclerc ha esagerato…

Il terzo posto di Hamilton (dovuto alla sosta supplementare effettuata a pochi giri dalla fine) pare, infatti, più dovuto ad una precisa strategia volta a facilitare la vittoria dello scudiero Bottas. Per carità: bravo Vettel a tenerselo dietro negli ultimi sei giri, anche fortunato perchè in quelle due occasioni in cui il pilota inglese ha aggredito il tedesco col DRS anche Vettel ha potuto disporne grazie alla provvidenziale presenza dei doppiati. Ma senza la scelta strategica del muretto, e su un circuito un po’ più adatto ai sorpassi, l’ennesima doppietta argentea sarebbe stata comoda comoda, e buonanotte sogni di gloria per i ferraristi.

Il resto della gara ha garantito le solite emozioni di centrogruppo, con duelli ruota e ruota e strategie diversificate al termine delle quali hanno fatto un figurone Albon, che la sua occasione in RedBull la sta sfruttando alla grande, e il sempre costante Sainz, alla sua migliore stagione e forte di una McLaren in grande miglioramento. Bravissimo anche Ricciardo, un disastro le Alfa Romeo e le Haas, ormai da diversi gran premi impegnate misteriosamente in una gara tra loro al passo del gambero.

Giovinazzi e Magnussen alla guida di due vetture in grossa difficoltà

Ora due settimane di pausa e poi la doppia trasferta nordamericana: Messico prima o Stati Uniti poi decideranno il mondiale piloti, ma si sa già come andrà a finire. Il muretto Mercedes ha regalato oggi una vittoria “contentino” a Bottas, adesso non c’è che da aspettare la matematica certezza per il sesto titolo di Hamilton, prima dell’ultimo inutile mese di gare di questo lunghissimo mondiale. Un mondiale, si può dirlo già adesso, in cui la casa tedesca ha di nuovo dominato, lasciando agli avversari le briciole, qualche domenica di gloria, qualifiche illusorie e, appunto, qualche quarto d’ora di ricreazione.

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David Bianucci

Mi chiamo David Bianucci, e sono nato a Prato nel 1972. Dal 1981 non mi perdo un gran premio di Formula 1. Nel frattempo ho studiato, fatto sport, adesso lavoro come ingegnere meccanico ma la passione non si è mai spenta. Vivo in Veneto con moglie e tre gatti. Non posso più prendermi due ore per andare a vedere le macchine che girano al Mugello, ma questo non frena certo la mia voglia di parlare di corse. Vi aspetto.