Inarrivabili: la triste verità

Commentare il gran premio di Spagna è abbastanza difficile. Perchè c’è poco da dire. Su una pista completa, forse la più indicativa del potenziale delle vetture in tutto il calendario del mondiale, la superiorità della Mercedes è stava devastante, in prova e in gara. Mai impensieriti, i due piloti della casa tedesca, dagli avversari nè in prova nè in gara. E di fatto la corsa si è conclusa alla prima curva: come si sono ritrovati al primo giro così sono arrivati all’ultimo, nonostante una safety car abbastanza intempestiva per i piani del team di Toto Wolff.

Coraggioso Vettel in partenza. Tutto inutile

La Ferrari ha ceduto anche alla RedBull di Verstappen, ma obiettivamente conta poco. Il piazzamento sul podio è stato perso in partenza, quando Vettel, poverino, ha tentato l’estrema manovra alla prima curva, quella che poteva consentire alla casa del cavallino qualche speranza di correre per le prime posizioni. Era l’unica possibilità, ha tenuto dentro la macchina ma ha spiattellato una gomma, e la sua gara di fatto è finita lì. E’ finita lì anche quella di Leclerc, a dire il vero, che a seguito della manovra di Vettel ha dovuto cedere la posizione a Verstappen alla seconda curva, e a da lì in poi non ha più trovato modo di recuperarla. Le hanno tentate tutte, al muretto rosso, in termini di strategia, in termini di gestione di gomme e piloti. Niente da fare. Obiettivamente, a parte qualche ritardo nell’invertire le posizioni dei piloti (Vettel nel primo stint era nettamente più lento di Leclerc, e per contro i giri passati dal tedesco dietro al compagno di squadra a metà gara gli sono costati una posizione con Gasly, che ha recuperato con molta bravura dopo poche curve), la Ferrari non poteva sperare di meglio. Con questa macchina, con questi avversari, non poteva fare di più.

I (poveri) inseguitori della Mercedes a Barcellona

E il guaio è che a meno di miracoli tecnici non potrà fare molto di più per un bel po’ di tempo. Perchè il vantaggio della Mercedes in Spagna è stato a dire poco impressionante. Otto decimi in qualifica, un secondo e tre (!!!) sul giro più veloce in gara. Vuol dire che la Mercedes non ha problemi di potenza del motore, sta benone nelle curve veloci, consuma poco le gomme e si trova bene anche nelle curve lente (gran tallone d’Achille della Ferrari, per Montecarlo c’è davvero da mettersi le mani nei capelli). A meno che la rivalità tra Hamilton e Bottas non esploda nel modo più deflagrante il mondiale è andato, insomma.

Sembra, per la mia corta memoria, uno di quei mondiali vinti da Schumacher tra il 2000 e il 2004. Se la giocavano, in teoria, Ferrari, Williams e McLaren. Ma in realtà il vantaggio della casa del cavallino era costante e incolmabile. Gil avversari le provavano tutte, ricordo vetture estreme, come quella con muso a tricheco della Williams nel 2004 o la McLaren MP18 del 2003, che neanche vide mai la griglia di partenza, tanto era azzardata e inaffidabile. Tentativi disperati, da parte di fior di scuderie, che però non riuscivano mai a recuperare il distacco da Schumi e Barrichello. E così è con la Mercedes attuale. Tanto di cappello, l’unica è tenere la bocca chiusa e lavorare. Alle colpe e alle teste da tagliare è meglio pensare a fine stagione.

Magnussen e Grosjean: se non altro hanno offerto un po’ di divertimento

Il gran premio degli altri? Ottima la Haas, anche se quei pazzi di Magnussen e Grosjean ce l’hanno messa tutta per far venire un infarto al team manager Gunther Steiner. E buone anche le prove di McLaren e Toro Rosso. Un mezzo disastro invece le Renault, e un disastro completo l’Alfa Romeo. Quarta forza a fine 2018 e ad inizio 2019, vicina alla Williams nel gran premio di oggi. In Formula 1 se non si pedala si fa presto a vedersi passare davanti mezza griglia e in Alfa bisogna che se ne rendano conto.

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David Bianucci

Mi chiamo David Bianucci, e sono nato a Prato nel 1972. Dal 1981 non mi perdo un gran premio di Formula 1. Nel frattempo ho studiato, fatto sport, adesso lavoro come ingegnere meccanico ma la passione non si è mai spenta. Vivo in Veneto con moglie e tre gatti. Non posso più prendermi due ore per andare a vedere le macchine che girano al Mugello, ma questo non frena certo la mia voglia di parlare di corse. Vi aspetto.