Il caos di Hockenheim premia Verstappen e boccia Hamilton

Come si fa a commentare il caos? Perché il Gran Premio di Germania non è stato altro che il caos più totale, dalla partenza con tre giri di ricognizione dietro safety car (una cosa mai vista, a cosa è servita?) fino alla squalifica del dopo gara delle due Alfa Romeo, trovate con una frizione con tempi di innesco un po’ troppo “dolci” (avreste mai pensato che si potesse essere squalificati per una causa simile?). Quindi a punti anche Hamilton, dopo una gara semplicemente disastrosa, e Kubica, che l’unica volta che sta davanti a Russell azzecca proprio quella giusta. Kubica, tra l’altro, stabilisce così il record della maggiore distanza temporale tra due arrivi a punti, visto che il suo ultimo era stato al Gran Premio di Abu Dhabi 2010.

Leclerc fuori: poteva vincere

Nel mezzo una serie infinita di emozioni, incertezze, ritiri, sorpassi, cambi gomme sbagliati, cambi gomme azzeccati, safety car (virtuali e non). Praticamente a ogni giro la classifica cambiava radicalmente. E allora questa gara la commento in maniera casuale, senza un filo logico, buttando lì solo qualche osservazione, nella totale impossibilità di definire un quadro generale coerente. Solo pennellate qua e là.

La Mercedes fallisce la gara più importante dell’anno, e tiene in valigia le magliette celebrative dei 125 anni di attività agonistica, tra piloti a muro, cambi gomme con gomme che non si trovano, sostituzione di alettoni in tempi da carrozzeria di provincia, infrazioni al regolamento. C’è un po’ da ridere, ma poco, perché nonostante una irripetibile serie di errori ad approfittarne non è la Ferrari, ma ancora una volta il grande Verstappen. Il quale grande Verstappen non è esente da sbagli, perché un bel testacoda non se lo fa mancare nemmeno lui, solo che non colpisce né muri né protezioni, e rientra in pista più lindo che mai. Visto che questa cosa gli succede con sospetta regolarità viene da pensare che la sua bravura si manifesti anche nel controllare la macchina quando per altri sarebbe incontrollabile.

Leclerc: poteva vincere, stava correndo come sempre alla garibaldina, e la strategia Ferrari stavolta era la migliore. Ha commesso un errore, come hanno fatto quasi tutti, e lo ha pagato caro. Lo ha ammesso, con la solita onestà. Ha aggiunto però un’osservazione molto discutibile: “La via di fuga era troppo scivolosa, non si può correre un gran premio di Formula 1 con una via di fuga così”. E invece no, caro Charles. Voi piloti, soprattutto, quelli di nuovo generazione, siete abituati male, con piste che perdonano errori di traiettoria di metri. E invece un errore deve essere difficile da rimediare. E le piste devono essere “punitive”. Altrimenti per forza che nei gran premi arrivano sempre diciotto macchine su venti al traguardo, per forza che i risultati sono prevedibili, per forza che il pilota non fa più la differenza. Quindi hai fatto una scemenza perdonabile in gara, hai detto una scemenza imperdonabile nel dopo gara…

Il pit stop di Hamilton: uno dei più travagliati che si siano mai visti

Vettel e la Ferrari: una rimonta che arresta l’emorragia, ma è un dato che va affrontato con cautela. E’ positivo che per una volta Vettel sia rimasto calmo in mezzo alla tempesta, giungendo alla fine secondo grazie soprattutto alle disgrazie degli altri (non so se si è notato che la splendida risalita è stata frutto di sorpassi col DRS ai danni di McLaren, Racing Point e Toro Rosso, non credo siano queste le avversarie che la Ferrari vuole battere ogni domenica). E’ positivo che al box abbiano azzeccato le strategie. Ma la macchina ha dei problemi: di affidabilità, gravissimi, evidenziati il sabato; e di prestazione sul passo gara, visto che per tantissimi giri Vettel è rimasto dietro a Raikkonen senza possibilità di attaccarlo. Quindi non vorrei che l’euforia fosse frutto di una infantile gioia per le disgrazie altrui, e che ci si nasconda che c’è tanto, tantissimo da lavorare per ritrovare la competitività necessaria a proseguire il campionato, non dico avvicinandosi alla Mercedes, ma quantomeno resistendo al sorpasso, ormai pressochè completato, da parte della RedBull.

Hulkenberg: aveva il podio in mano. L’ha gettato via. Sono quegli errori che possono ribaltare una carriera. Fino ad oggi pilota solido trascurato ingiustamente dalle grandi squadre, da oggi onesto comprimario destinato all’oblio? Vedremo come e se saprà reagire.

Kvyat: bravissimo. Io non credo che succeda, ma sarebbe veramente divertente se Helmut Marko si mangiasse il cappello e lo richiamasse in RedBull al posto di quel disastro viaggiante che è stato Gasly in questa prima metà di stagione.

Finalmente un accenno di sorriso per Robert!

La Williams: non cambia niente, la macchina è penosa. Cambia tutto, però. Un misero punto, per dimostrare che si è ancora lì. Forza Claire, vediamo di tirare fuori questa scuderia dal pozzo senza fine in cui  è piombata.

Infine: poca aderenza, vie di fuga insidiose, macchine più difficili da controllare. E quindi, di nuovo, una gara incertissima. Il destino sta indicando la strada per riportare la Formula 1 ad essere uno sport, non una sfilata di costosissimi aeroplani con le ruote. Sarà mica la diminuzione drastica del carico aerodinamico e dell’aderenza il segreto per rivoluzionare il regolamento tecnico nella direzione giusta? Purtroppo non sono in tanti a pensarla così, almeno a quanto trapela sulla definizione dei cambi regolamentari in vigore dal 2021. Staremo a vedere.

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David Bianucci

Mi chiamo David Bianucci, e sono nato a Prato nel 1972. Dal 1981 non mi perdo un gran premio di Formula 1. Nel frattempo ho studiato, fatto sport, adesso lavoro come ingegnere meccanico ma la passione non si è mai spenta. Vivo in Veneto con moglie e tre gatti. Non posso più prendermi due ore per andare a vedere le macchine che girano al Mugello, ma questo non frena certo la mia voglia di parlare di corse. Vi aspetto.