Gp del Brasile: la gara

Non ne possono più: al Gran Premio del Brasile mezzo schieramento era sull’orlo di una crisi di nervi, non ci ha capito niente quasi nessuno e ne è venuta fuori una gara stupenda.

La quasi rissa dopo la gara con Verstappen che sta per spintonare Ocon

In questo gruppo di stanchissimi protagonisti che non vedono l’ora di andare in vacanza non manca nessuno.
C’è il leader della corsa che si sposta in pieno rettilineo (per far passare un doppiato?) e poi riprende normalmente la traiettoria e si piglia una ruotata che gli costa la gara. C’è il doppiato, che vede il gap per sdoppiarsi, ma quando vede che Verstappen non cede invece che alzare il piede lo sperona come un pirata. Ci sono questi due, protagonisti di un incidente che ricorda il botto tra Piquet e Salazar nell’82, o quello tra Schlesser e Senna nell’88, e non ricorda nessun altro incidente perchè è davvero clamoroso, che si ritrovano alle operazioni di peso, e uno che ha un diavolo per capello mette le mani addosso a quell’altro che invece che scusarsi fa un sorrisetto molto francese e quindi molto provocatorio.

Hamilton approfitta della disavventura dell’olandese per conquistare l’ennesima vittoria

Ci sono queste pazze gomme Pirelli, che sulla RedBull in gara funzionano benissimo, tanto che senza incidenti e penalizzazioni in prova l’uno-due RicciardoVerstappen sarebbe stato l’esito più probabile, e invece sulle Mercedes si consumano in maniera anomala. Addirittura Hamilton per tutta la gara ha l’anteriore sinistra (cioè la gomma meno sollecitata ad Interlagos) completamente usurata, quasi come in Messico. E invece al campione del mondo in carica riesce ugualmente di vincere, perchè, non si sa come, quando in pista succede della confusione lui ne esce sempre illibato.
Ci sono le Ferrari, competitive, veloci, costanti, che afferrano il podio con Raikkonen staccato di pochissimi secondi dal vincitore, al termine di una gara che ha evidenziato come ormai le prime tre della classe siano incredibilmente allo stesso livello, e la differenze la fanno i dettagli.

Vettel deludente in Brasile, probabilmente per problemi tecnici sulla sua Ferrari

C’è uno straordinario Leclerc, che a un certo punto della gara è a pochi secondi dalla sesta posizione, con tutte i big ancora in corsa, che non sbaglia mai niente, è veloce e sta per arrivare in Ferrari con un carico di entusiasmo che nessun pilota della griglia può portare in dote in questo momento.
E poi, infine, c’è il triste Vettel, lui sì che non ne può davvero più. Si arrabbia con la bilancia durante le prove, parte male, prosegue peggio, cambia gomme senza mai trovare il passo, e conclude tristemente sesto, senza un guizzo e probabilmente con una macchina danneggiata sin dall’inizio per dei guai ad un sensore. Una causa stupida che gli rovina una gara comunque inutile, di quelle gare che servono solo a rendere ancora più desiderata la pausa invernale.

La federazione da quest’anno ha limitato lo “sfruttamento” delle ragazze ai box. Ma in Brasile non ce la fanno proprio, e Kimi si gode lo spettacolo

La Mercedes festeggia con entusiasmo quasi eccessivo il titolo costruttori, e fa bene, perchè da quel che si è visto nelle ultime settimane la macchina è in difficoltà; c’è da capire come mai le frecce d’argento sono le più affamate di caucciù, e Bottas, desideroso probabilmente di chiudere la sua stagione da perfetto gregario con una vittoria, non riesce nemmeno a vedere il podio da vicino.
Un gran premio bellissimo, corso da gente disperata, quasi, sicuramente esausta.
E da uno come Ocon, che due anni fa poteva mettere il sedere nell’abitacolo della Mercedes, e ora dopo due ottime stagioni in Force India si ritrova senza un contratto per il 2019. Ocon ha ventidue anni, il prossimo anno la Formula 1 la vedrà in TV. Correranno al suo posto ragazzini come Norris, Gasly, Russell, Stroll, Leclerc, alcuni di loro con grandi possibilità di podio. Mentre scendeva la S di Senna, col leader della gara al suo fianco, il suo inconscio deve aver reagito a questa ingiustizia, nel modo più emotivo e violento che si potesse immaginare. Si capirà, a breve, se Ocon ci si è giocato la carriera. O si è solo ribellato ad un avversario immaginario, che gliel’ha interrotta quando ancora era sulla griglia di partenza.

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David Bianucci

Mi chiamo David Bianucci, e sono nato a Prato nel 1972. Dal 1981 non mi perdo un gran premio di Formula 1. Nel frattempo ho studiato, fatto sport, adesso lavoro come ingegnere meccanico ma la passione non si è mai spenta. Vivo in Veneto con moglie e tre gatti. Non posso più prendermi due ore per andare a vedere le macchine che girano al Mugello, ma questo non frena certo la mia voglia di parlare di corse. Vi aspetto.