Pagelle del 2019: i piloti

Hamilton: sempre il solito. Avvio sonnacchioso, un paio di gare in cui pare pensare alla casa di moda, ai viaggi, alle feste. Poi strisciate impressionanti di vittorie da dominatore, che fanno persino sospettare che questi mondiali li stia vincendo senza neanche impegnarsi al massimo. Ad Abu Dhabi, con niente in palio, con una macchina verosimilmente priva di sviluppo da mesi, con una gran voglia di vacanze sfodera un grand chelem, e questo la dice lunga. Io non so come alcuni possano mettere in discussione questo fuoriclasse, che tra qualche anno avrà battuto tutti i record della categoria, e dovrà per forza essere annoverato tra i migliori cinque (sto largo) piloti di ogni epoca.
Bottas: sempre il solito. Battagliero ad inizio anno, la barba da guerriero e sporcare una faccia da bravo ragazzo che piano piano viene fuori, insieme al crudele distacco dal compagno di squadra; distacco di talento, di cattiveria, di aggressività. Ci sono passati Barrichello, Berger, Regazzoni, Reutemann, tutti ottimi piloti che avevano il diavolo dall’altra parte del box. Che colpa ne hanno? Nessuna, ma quelli a cui il sole passa più vicino si bruciano parecchio.
Verstappen: migliora ad ogni stagione. E’ pronto per lottare per il mondiale, a patto che gli diano una macchina buona. Ci stanno arrivando, a dire il vero.

La peste olandese sempre più forte

Leclerc: promosso. Veloce, cattivo, fenomenale in Bahrein, a Spa, a Monza, bravissimo in molti altri Gran Premi. Ma che stia attento a chi gli getta petali di rosa sulla testa. Perchè per vincere i mondiali deve ancora imparare a lavorare con la squadra, a dire via radio solo quello che si può dire, a sguazzare in un ambiente dove si fa alla svelta a stare sulle scatole a troppe persone.
Vettel: peggiora ad ogni stagione. Passi che la macchina non gli si adattava, passi che Leclerc non è stato certo il miglior compagno di squadra in cui potesse sperare. Ma gli errori continuano, le vittorie si diradano, sono rimasti in pochi a credere in lui. Essenziale sarebbe capire se tra questi pochi c’è anche lui stesso.
Carlos Sainz jr: passato dalla Renault (pur sempre una scuderia ufficiale) alla McLaren (reduce da annate disastrose) pensavo che fosse avviato al classico cammino della promessa mancata, anche perchè non aveva brillato ultimamente. E invece è stato uno dei migliori piloti della griglia. Veloce, anche al cospetto di un compagno di squadra piuttosto bravino, determinato, carismatico fino a diventare un riferimento importante per una scuderia gloriosa che finalmente ha visto la fine del tunnel. Se si conferma anche il prossimo anno è destinato ai sedili più prestigiosi.

Carlos Sainz jr.: probabilmente uno dei primi tre della griglia

Pierre Gasly: un completo disastro l’esperienza in RedBull. Non era pronto. Tornato in Toro Rosso ha sfoderato ottime prove, fino al fortunato ma meritato secondo posto a Interlagos. Ripartirà da lì.
Alexander Albon: si scambia macchina e risultati con Gasly. Il talento è indiscutibile, ma riuscirà a non essere triturato da Verstappen, da Horner, da Marko, insomma, da quella gente lì? Se non continua a crescere sa già che fine farà, e non è detto che sia facile convivere con quel tipo di pressione.
Daniel Ricciardo: se l’immaginava diversa, questa Renault. Voleva crescere ancora, invece ha lottato per non annegare. Forse ce l’ha fatta. Lui è uno che deve lottare per la vittoria, non un comprimario da metà schieramento ma con stagioni così finirà per diventarlo.
Sergio Perez: l’ancora di salvataggio della Racing Point, che nel paddock conta sui soldi di Stroll, ma in pista deve aggrapparsi alla classe del buon Sergio. Ma perchè, per dire, alla RedBull non ci pensano mai, a dargli un volante? Anche così, per provare?
Lando Norris: per me questo ragazzino ha una grande futuro. Il buon rapporto con Sainz è un punto di forza, gli consentirà di imparare alla svelta. Intanto nella prima stagione ha mostrato ottime doti.
Kimi Raikkonen: bell’avvio, poi le disgrazie dell’Alfa lo hanno travolto. Non gliene frega a sufficienza per prendersi una squadra in crisi sulle spalle, forse non gliene sarebbe importato neanche a trent’anni, figuriamoci adesso. Peccato, perchè al volante è sempre un bel vedere.
Danily Kvyat: la Toro Rosso è il suo posto, temo. Plafonato su un rendimento accettabile, con qualche guizzo, sì, ma il fuoco del campione no, quello quest’anno non si è visto.
Nico Hulkenberg: saluta la Formula 1, con poche speranze di rientrarci, con la solita stagione, più che discreta. Diciamo che se ad Hockenheim non avesse buttato a muro la seria possibilità di guadagnare il primo podio della carriera avrebbe lasciato più rimpianti.

Ciao ciao Nico: temo sia un addio

Lance Stroll: un pilota pagante. Non è tra i primi venti del mondo, ma finchè il papà sgancia, un sedile per lui ci sarà sempre. Triste ma vero. Non è il primo e non sarà l’ultimo.
Kevin Magnussen: il pazzoide danese si guadagna la conferma con un’altra stagione grintosa, in cui finisce per avere la meglio sul compagno di squadra. Certo, però, che sono lotte di retroguardia…
Antonio Giovinazzi: quando da ragazzi si faceva il torello giocando a calcio, il primo tocco “non valeva”. Ecco, meglio per Antonio che sia lo stesso. La riconferma vale una seconda opportunità per mostrare delle doti che quest’anno si sono solo intraviste.
Romain Grosjean: stagione pessima, con una macchina disastrosa da cui però Magnussen ha cavato qualcosa in più. Qualche anno fa si giocava i podi con la Lotus, ora passa tutto il tempo della gara a lamentarsi via radio. Misteriosa la sua riconferma per il prossimo anno.
Robert Kubica: penultimo in classifica, ma non c’è dubbio che sia stato il pilota più lento del gruppo. Una delusione per chi ricorda il Kubica pre – incidente, una bella favola per chi sottolinea che guida con un braccio solo, e che riaverlo nella massima formula è stata comunque una bella emozione. Buona fortuna.
George Russell: alla prima stagione, con una delle macchine peggiori della storia, ha comunque brillato. La Mercedes ci tiene gli occhi sopra e fa bene. Se gli danno una Formula 1 invece che una Formula 3 può darsi che ci faccia divertire

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David Bianucci

Mi chiamo David Bianucci, e sono nato a Prato nel 1972. Dal 1981 non mi perdo un gran premio di Formula 1. Nel frattempo ho studiato, fatto sport, adesso lavoro come ingegnere meccanico ma la passione non si è mai spenta. Vivo in Veneto con moglie e tre gatti. Non posso più prendermi due ore per andare a vedere le macchine che girano al Mugello, ma questo non frena certo la mia voglia di parlare di corse. Vi aspetto.