Ferrari SF 90: rivediamoci a Barcellona

Detto che a me la nuova Ferrari non piace, nè come colore nè come simboli degli sponsor sulla carrozzeria, la presentazione della nuova F1 della scuderia di Maranello è sempre un’occasione eccitante. Ed è strano,

Un particolare della complicatissima zona delle pance laterali

perchè alla fine, in sostanza, si tratta di un evento del tutto insignificante. Uno spettacolo buono per fotografi e giornalisti, in cui Montezemolo sguazzava come un’oca in un laghetto, ma che vede tecnici, manager e piloti impegnati a ripetere frasette di circostanza abbastanza imbarazzanti.

Uno lo segue perchè si aspetta sempre il colpo di teatro, la monoposto che si distingue dalle altre, la soluzione tecnica a sorpresa. Forse un tempo era così. Veramente in altri tempi quando si alzava il velo non si sapeva che cosa aspettarsi, oppure ci pensava il Drake a cogliere l’occasione di avere a rapporto tutta la stampa italiana per togliersi i sassolini dalle scarpe (ne aveva sempre a iosa) e bombardare a destra e sinistra in una delle poche occasioni in cui si concedeva al volgo.

Vista di fronte…

Adesso le macchine sono praticamente tutte uguali, il minimo cambio di regolamento rispetto allo scorso anno fa sì che non siano cambiate nemmeno di molto rispetto all’anno scorso e, insomma, davvero per riempire un’ora di tempo con le chiacchiere bisogna per forza dire sonore banalità. Tipo che “ce l’abbiamo messa tutta”, “è frutto di un lavoro che ci ha impegnati tutti molto”, “è bella ma l’importante è che vinca”, “non vedo l’ora di guidarla, già mi pare abbia interessanti novità”…

Il T wing è quel trespolino che si nota davanti al pilone di sostegno dell’alettone posteriore

Quello che ho visto io, in questa settimana in cui tutte le squadre hanno dato alla luce le nuove nate, è che si va, come sempre, verso la miniaturizzazione di fiancate e vani motori. La Ferrari era già avanti da questo punto di vista, RedBull e soprattutto Mercedes l’hanno inseguita e raggiunta su questa strada (impressionante il dimagrimento della macchina anglo tedesca nella zona delle pance), ma a parte paratie strane e pannelli e generatori di vortici messi qua e là davvero non si notano altre novità. L’unico dettaglio degno di nota della SF 90 è il ritorno del T wing (quella specie di gruccetta per abiti) messo davanti all’alettone anteriore, ma stavolta in posizione molto bassa, non come due anni fa quando tutti l’avevano alla fine della pinna del cofano motore. Però anche in questo caso può darsi che anche le altre scuderie lo presenteranno sulle loro vetture solo in occasione dei test, e comunque non credo che basterà un T wing a rendere vincente quello o quell’altro.

Hamilton durante lo shake down della nuova Mercedes

Valgono le considerazioni di sempre: la vera macchina la si vedrà solo a Barcellona, quando lunedi prossimo inizieranno i preziosissimi test in pista (preziosissimi perchè le sessioni in circuito sono limitate e tutto il resto del lavoro di messa a punto viene svolto sui simulatori, una regola assolutamente assurda), e forse nemmeno lì perchè sarà a Melbourne che le squadre porteranno le soluzioni definitive. Oppure si può dire che non conta quanto si è veloci adesso, ma come si riesce a sviluppare il pacchetto durante l’annata. La Ferrari ci ha perso il mondiale dello scorso anno, in questo modo. O, infine,

anche affermare che le vere peculiarità stanno sotto il cofano,

La livrea della nuova RedBull, clamorosa ma non definitiva

invisibili ai colti e agli incliti, e che se si fosse scoperta una soluzione importante col cavolo che la si mostrerebbe adesso, quando tutti hanno il tempo di copiarla.

Osservazioni giuste, ma non distanti dalle banalità raccontate stamattina dagli uomini in giacca nera. In giacca nera, tra l’altro, era anche Vettel. Anche la sua faccia era nera. Coraggio, non abbiamo ancora iniziato! Quando Hamilton afferma, appena sceso dalla nuova macchina, che non aveva mai “sentito” così bene una vettura appena presentata, lo dice apposta per mettere tensione, non è mica detto sia vero!

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David Bianucci

Mi chiamo David Bianucci, e sono nato a Prato nel 1972. Dal 1981 non mi perdo un gran premio di Formula 1. Nel frattempo ho studiato, fatto sport, adesso lavoro come ingegnere meccanico ma la passione non si è mai spenta. Vivo in Veneto con moglie e tre gatti. Non posso più prendermi due ore per andare a vedere le macchine che girano al Mugello, ma questo non frena certo la mia voglia di parlare di corse. Vi aspetto.