Ho sognato il primo (e ultimo?) Gran Premio di Toscana

Probabile che non ci sarà mai più un Gran Premio di Formula 1 al Mugello. L’Italia non può permettersi di pagare due corse a quegli esosi di Liberty Media, che almeno in questo qualcosa hanno imparato da Bernie Ecclestone, e a Covid respinto si tornerà ad avere un solo gran premio a Monza, che è già tanto.

Il primo incidente all’ingresso della Luco

Peccato. Perché il Mugello è il circuito più bello del mondo. Magari se si togliesse un metro di cemento oltre i cordoli di ciascuna curva sarebbe ancora meglio, visto che in troppe occasioni, con queste macchine, i piloti tagliano o allargano impunemente la traiettoria, senza neanche pensarci a togliere un attimo il piede dall’acceleratore. Ma accontentiamoci: di vedere questi pazzi tuffarsi alla Casanova, studiare tre o quattro modi diversi di percorrere il Correntaio o la San Donato, frenare quasi dentro la Bucine. Scendere dalle vetture esausti e sorridenti. Accontentiamoci di ascoltare Ricciardo che dopo le qualifiche dice: “Mi sono accorto che percorro la Casanova Savelli, la Arrabbiata 1 e la Arrabbiata 2 senza respirare. In prova si può fare, ma in gara non va bene. Mi devo impegnare a pensare e sforzarmi di prendere aria”. Non ci sono altri circuiti dove succede, neanche Spa, dove ormai l’Eau Rouge, Pouhon e Blanchimont si percorrono a tavoletta. Neanche Silverstone, preso a tradimento, assassinato dagli organizzatori e dal cemento. Figuriamoci nei tilkodromi.

Il tamponamento alla ripartenza
Il tamponamento alla ripartenza

Dice: però il Mugello è pericoloso. Hai visto quanti incidenti? Andiamoci piano e analizziamo. Il botto alla prima partenza è causato da un testacoda di Sainz e dal motore di Verstappen che si pianta in mezzo alla pista creando un imbuto. In qualunque altro circuito sarebbe potuto accadere lo stesso. Il mega tamponamento al settimo giro mette invece in dubbio la procedura di ripartenza delle gare dopo la Safety Car: Bottas aspetta fino all’ultimo a ripartire, il gruppo diventa ciclistico, solo Russell resta un po’ indietro e quando accelera per chiudere il buco quelli dietro credono che si sia ripartiti :tutti tranne Magnussen che se ne sente arrivare addosso cinque o sei a duecentoquaranta all’ora. Meno male non si è fatto male nessuno, ma è una situazione che non dipende certo dalla pista, che anzi in quel punto è larga quanto molte altre. Infine l’incidente di Stroll: la via di fuga dell’Arrabbiata 2 è molto grande, quanto se non più di quelle di altre curve veloci come la Parabolica a Monza, Copse e Stowe a Silverstone, S Schumacher al Nurburgring, curva 3 al Montmelò. E non parliamo di Montecarlo.

Al Mugello una gara segnata dagli incidenti. Ma che spettacolo di circuito…
Una delle poche macchine rosse e veloci

Che facciamo? Corriamo solo negli aeroporti? O magari sarebbe meglio limitare la deportanza di queste vetture (peraltro solidissime), che così andrebbero un po’ più piano nei tratti guidati? Lunga vita al Mugello, per piacere. Che se la Formula 1 non va bene per questa pista non può che essere colpa della Formula 1, non della pista. Già, c’è stata anche una gara: Hamilton ha uccellato Bottas, Verstappen si è ritirato, Ricciardo ha guidato da Dio ma non è bastato per portare la Renault sul podio, la Ferrari è andata pianissimo. Ci sono novità degne di nota? Non mi pare.

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David Bianucci

Mi chiamo David Bianucci, e sono nato a Prato nel 1972. Dal 1981 non mi perdo un gran premio di Formula 1. Nel frattempo ho studiato, fatto sport, adesso lavoro come ingegnere meccanico ma la passione non si è mai spenta. Vivo in Veneto con moglie e tre gatti. Non posso più prendermi due ore per andare a vedere le macchine che girano al Mugello, ma questo non frena certo la mia voglia di parlare di corse. Vi aspetto.