Gran Premio di Abu Dhabi: la gara

Per me non ne aveva neanche tanta voglia. Hamilton, dico. Nè di fare la pole position nè di vincere il Gran Premio di Abu Dhabi, ultima prova di questo estenuante campionato mondiale di Formula 1, che spero dimostri a chi di dovere che ventuno gran premi sono troppi, e vanno ridotti, non aumentati come pare stia pensando di fare Liberty Media, la società americana che due anni fa ha “comprato” il Circus da Ecclestone.

Primo giro “emozionante” per Hulkenerg

Dicevo, Hamilton non aveva neanche tutta questa brama di vittoria; mi pare anzi già concentrato sul solito inverno tutto festeggiamenti, glamour, feste ed eventi promozionali in giro per il mondo. Uno come Raikkonen non vede l’ora che la stagione finisca, per starsene solo con la sua famiglia in un baita sperduta tra la neve. Per Hamilton il bello comincia adesso. Si accorgerà di nuovo che è un pilota di Formula 1 verso Maggio dell’anno prossimo, troppo presto per le speranze degli avversari, purtroppo.

Successi come quello ottenuto ad Abu Dhabi, con un vantaggio minimo, ma gestito senza difficoltà su un arrembante Vettel, pur non avendo importanza ai fini di nessuna classifica, pur non arrivando dopo battaglie corpo a corpo o rimonte dal fondo della griglia, credo che dimostrino ancora meglio il valore di questo campione.

“Donuts” di saluto finale per Hamilton, Alonso e Vettel

Tutti gli avversari diretti avevano motivazioni più forti per vincere, per affrontare con un po’ più di tranquillità i pensieri dell’inverno. E invece ecco di nuovo Lewis, calmo e sorridente, che porta a casa anche l’ultima gara con una macchina ottima ma non “dominante” (quest’aggettivo va usato con cautela, di questi tempi, Vettel e la Ferrari stanno giocando il loro rapporto su questa parola) mostrando tutta la distanza che lo separa dagli altri. E’ veloce, è esperto, sa quando attaccare e quando gestire le gomme. Se una virtual safety car induce il team a richiamarlo ai box prima del previsto e lo costringe a fare un lunghissimo secondo stint non c’è problema. Hamilton non si scompone, invece che vincere con dieci secondi sugli inseguitori lo fa con quattro. Tranquilli che l’errore non arriva.

Lascia la Formula 1 con tanti rimpianti uno dei più grandi piloti della sua epoca

Non so che numeri dovremo leggere quando Hamilton lascerà la Formula 1. Ma a prescindere dall’aver superato o meno le vittorie e i titoli mondiali di Schumacher, credo che tutti dovranno riconoscere che abbiamo avuto davanti, negli ultimi dieci anni, uno dei cinque più grandi della storia, uno che sta dalle parti di Senna e Clark, e anche chi “ferraristicamente” si ostina a trovare attenuanti (la fortuna, la macchina veloce, gli errori di Vettel senza i quali…?) dovrebbe già adesso accettarlo.

Ha invece lasciato la Formula 1 l’unico che il dominio di Hamilton poteva contrastarlo. Fernando Alonso sarà rimpianto poco dai team principal con cui ha litigato, praticamente tutti, ma molto dai tifosi e dagli altri piloti. Era lui l’uomo in grado di contrastare Hamilton, l’unico che potesse arrivare al suo livello e magari “tenerlo” sul piano psicologico, ancora prima che tecnico. Ma per sue scelte e consigli interessati ha avuto tra le mani quasi sempre il volante sbagliato. La sua carriera, anche se è strano dirlo a proposito di un due volte campione del mondo, è segnata più da rimpianti che successi. Difficile giudicare da fuori un uomo come Alonso. Però colpisce l’ultimo team radio:

“Dai Fernando, il prossimo è P10, se lo superi possiamo conquistare un punto”

“Ne ho conquistati 1800 in carriera, che volete che sia un punto per me”.

Non credo sia esattamente la risposta che una scuderia in difficoltà si aspetta dal suo caposquadra.

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David Bianucci

Mi chiamo David Bianucci, e sono nato a Prato nel 1972. Dal 1981 non mi perdo un gran premio di Formula 1. Nel frattempo ho studiato, fatto sport, adesso lavoro come ingegnere meccanico ma la passione non si è mai spenta. Vivo in Veneto con moglie e tre gatti. Non posso più prendermi due ore per andare a vedere le macchine che girano al Mugello, ma questo non frena certo la mia voglia di parlare di corse. Vi aspetto.