I test di Barcellona: nessuna certezza, ma la Ferrari preoccupa

Questi articoli bisognerebbe non farli nemmeno. Perchè ormai sono talmente tanti anni che si cerca di trovare nelle prove invernali della Formula 1 indizi e indicazioni per capire lo stato di salute delle macchine e delle squadre, per poi venirne smentiti puntualmente alla prima gara di stagione, che si dovrebbe aver capito la lezione. Eppure alla fine la classica pagella di inizio anno (anzi, prima ancora che l’anno inizi) viene voglia di farla, un po’ per svegliarsi dal letargo della Formula 1 e un po’ perchè, al netto di tentativi di nascondersi (per quali motivi, tra l’altro?), giri con la macchina piena di benzina, piloti che alzano il piede proprio negli ultimi cinquanta metri di pista per gettare fumo negli occhi dei cronometristi, qualcosa si è visto, e un’opinione è giusto farsela.

Il 2020 si corre con lo stesso regolamento e le stesse gomme dello scorso anno. In più dal 2021 si correrà con un budget cap, e per questo è abbastanza logico pensare che le nuove vetture siano sviluppi di quelle vecchie e non presentino novità sbalorditive. E infatti le forme sono molto simili, sebbene lo sviluppo dell’aerodinamica anteriore (ormai il fattore principale che determina la carrozzeria di tutta la macchina) e il restringimento delle pance laterali siano un fattore comune che distingue un po’ tutte le auto del nuovo anno rispetto al vecchio. Andiamo in dettaglio:

Mercedes: più stretta, più filante, probabilmente più rapida in rettilineo visto che lo scorso anno i cavalli della power unit non bastavano per evitare di prendere la polvere dalla Ferrari sui circuiti più veloci. Con qualche problema di affidabilità, anche. Ma se c’è una reginetta dei test di Barcellona quella è la W11 nata a Brackley. Miglior tempo assoluto nel time attack, migliori stint di simulazione gara e una novità tecnica, il DAS (Dual Axles System, un sistema che permette di variare la convergenza delle ruote anteriori spingendo o tirando il volante) che probabilmente influirà poco sul tempo sul giro, ma potrebbe consentire una migliore gestione delle gomme lungo la durata della gara e soprattutto evidenzia lo stato di salute dell’ufficio tecnico anglo-tedesco. Quando gli ingegneri sono liberi di inventare, spingendo anche oltre i limiti della fantasia, vuol dire che l’organizzazione funziona, e l’anima della squadra è sana. Complimenti, averne di questi colpi di genio.

RedBull: una macchina molto estrema, con un muso complicatissimo e la sensazione che Newey abbia di nuovo schiacciato sul pedale dello sviluppo aerodinamico, con buona pace di piloti e ingegneri di pista che questa specie di aereo lo dovranno mettere a punto sull’asfalto delle piste vere. Durante i test stint brevi e time attack abortiti non hanno svelato il reale potenziale della monoposto. Ma se Verstappen continua ad essere un demonio e il motore Honda è quello degli ultimi gran premi del 2019 l’olandese sarà l’avversario principale di Hamilton.

Leclerc molto più a suo agio, rispetto al 2019, nel tratto lento del Montmelò. Ma basterà?

Ferrari: un po’ deludente. Il carico aerodinamico all’anteriore c’è, la macchina in curva è tutta diversa da quella specie di aratro durissimo da far girare che era lo scorso anno. E grazie, si è recuperata talmente tanta deportanza che il drag (resistenza all’avanzamento) è aumentato a dismisura e in rettilineo la vettura mostra velocità massime da seconda metà del gruppo. Anche Binotto dice che non ci siamo, i piloti stanno zitti, il cronometro purtroppo no. Oppure è tutta pre-tattica? La scottatura dello scorso anno fa ancora male, alcuni dati delle speed track dei due principali rettilinei di Barcellona sono misteriosi e fanno pensare a tarature del motore più che conservative. Solo Melbourne, ammesso che si corra e non si rimandi tutto a causa del virus, dirà.

Racing Point: facile. E’ la Mercedes dello scorso anno. E va come la Mercedes dello scorso anno, cioè fortissimo. Meno male ci pensa Ricciardo, a strappare qualche sorriso: “Ma no che non è una copia della Mercedes, è rosa!”. La verità è che questo travaso di tecnologia tra le squadre (esiste anche tra RedBull e Alpha Tauri, e tra Ferrari, Alfa Romeo e Haas) è un clamoroso scandalo, e rischia di alterare enormemente l’esito delle gare. Ma la federazione, serva delle grandi case e non più in grado di arbitrare seriamente la partita imponendo regole sensate, fa finta di niente. Intanto io la Racing Point me l’aspetto, a Melbourne, in lotta per il podio. Sono contento per Perez, almeno per lui.

La Racing Point 2020 e la Mercedes 2019. Un confronto…ridicolo

Renault: il muso stretto è bellissimo. Per il resto non pare un fulmine di guerra. Ricciardo rischia di seppellirci una promettentissima carriera, con questa scuderia, Ocon non ha problemi, visto che se non fa stupidaggini gli danno la Mercedes nel 2021. Non mi aspetto exploit.

McLaren: la macchina è bellissima. Però temo che non riuscirà a confermarsi quarta forza. Finiti i test Norris e Sainz si guardavano in faccia un po’ dubbiosi, e le dichiarazioni erano molto caute…

Alpha Tauri: nuovo il nome, nuova la livrea, vecchie le aspirazioni della RedBull 2. Fare un onesto campionato con qualche guizzo, qualche incursione tra i primi cinque, grazie ad una macchina affidabile e sviluppata senza idee malsane. Da seguire con simpatia perchè tanti anni fa si chiamava Minardi, e rappresentava un modo “pane e salame” di fare corse onesto e appassionato, pur privo di appoggi economici. Da quando Mateschitz l’ha comprata salvandola dal fallimento ma riducendola ad asilo per piloti e tecnici da iniettare in RedBull non è più lo stesso, però.

Williams: miracolo. Il primo giorno delle prove era già in pista, con i pezzi di ricambio disponibili, stava tutta insieme e andava anche benino. Confrontare con dodici mesi fa e negare che non sia una bella sorpresa, per favore. Forza ragazzi, il gap con la coda del gruppo sembra recuperato, abbiamo tremendamente bisogno di un nome come quello del vecchio Frank, nella Formula 1 “moderna”.

Una Williams che esce baldanzosa dai box sin dal primo giorno di prove. Che bello!

Alfa Romeo: i migliori tempi di giornata di Kubica e Raikkonen non illudano. La Alfa Romeo sarà quella di fine 2019, involuta e alle prese con grossi problemi tecnici. Potrebbe guardare la griglia dal fondo, questa scuderia prosciugata dalle esigenze delle risorse umane ferrariste, che dalla sera alla mattina vede andarsene verso casa madre gli ingegneri più importanti. E poi Kimi e Giovinazzi che possono farci?

Haas: in crisi finanziaria e tecnica. La nuova vettura va piano. E’ la candidata numero 1 al ruolo di tartaruga 2020. Anche se a Melbourne è sempre andata forte, chissà per quale strano motivo. Fossi in Grosjean e Magnussen sarei molto preoccupato.

Coronavirus permettendo ne riparliamo tra un paio di settimane.

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David Bianucci

Mi chiamo David Bianucci, e sono nato a Prato nel 1972. Dal 1981 non mi perdo un gran premio di Formula 1. Nel frattempo ho studiato, fatto sport, adesso lavoro come ingegnere meccanico ma la passione non si è mai spenta. Vivo in Veneto con moglie e tre gatti. Non posso più prendermi due ore per andare a vedere le macchine che girano al Mugello, ma questo non frena certo la mia voglia di parlare di corse. Vi aspetto.