Ultimo Gran Premio prima delle vacanze estive…rossa rimandata?

Immancabili i “trenini” a Budapest

La storia del Gran Premio d’Ungheria inizia nel 1986, con un evento, il primo Gran Premio oltre la cortina di ferro, che ebbe una risonanza enorme. Prima ancora del crollo del muro di Berlino e dei regimi del patto di Varsavia Ecclestone era riuscito a varcare le sacre dogane dell’Europa dell’Est, e portare nel cuore dei paesi comunisti lo sport più capitalista (oserei dire, esagerando ma non troppo, più fascista) del mondo. Non posso nemmeno immaginare quanti funzionare corrotti, quali dirigenti e burocrati il nostro abbia dovuto blandire per far sbarcare in questa desolata landa vicino a Budapest Prost, Piquet e Senna, le Lotus e le McLaren sponsorizzate da marche di sigarette, la Ferrari turbo, la gloriosa Williams motorizzata Honda.

Un sorpasso in controsterzo per inaugurare l’autodromo nell’86: Piquet su Senna

Lui ci riuscì. Gli ungheresi costruirono in due minuti un circuito minuto, piccolo, tortuoso, tanto che già dopo pochi anni il tracciato fu rivisto, escludendo la parte più lenta e poi nel 2003 allungato e velocizzato, per favorire i sorpassi. Era, diciamoci la verità, una pista abbastanza penosa, tanto che per farci vedere un sorpasso Piquet, proprio il primo anno, si inventò un corridoio all’esterno di Senna e una staccata in controsterzo che ancora oggi sono nella leggenda. Poi, negli anni, vennero fuori gran premi processionali veramente estenuanti, vinti da chi riusciva in qualche modo ad essere primo al via e poi a tappare ogni vano tentativo degli inseguitori tra i moccoli dei team manager. Ricordo un Cesare Fiorio tonante contro “questa specie di pista da go kart” dopo che Senna e Berger avevano fatto fuori Mansell e Nannini che tentavano il sorpasso nel 1990, o miracoli strategici di Schumacher e sorpassi sull’acqua di Alonso, estremi rimedi alla paralisi imposta da queste curve lente interrotte da rettilinei brevissimi.

Eppure, chi l’avrebbe mai detto, il Gran Premio all’Hungaroring (che fantasia per il nome della pista!) è ancora lì, nel calendario di Agosto, inamovibile e mai in discussione, e alla fine quindi diventato un classico. A confronto di altri più moderni obbrobri si è scoperto che questa pista non è poi così male, che la sequenza di curve della seconda parte è avvincente, che col rettilineo più lungo e il DRS i sorpassi sono diventati possibili, che la curva 3 in discesa consente traiettorie diverse e duelli molto interessanti. Dopo trentacinque anni, insomma, è finito per piacerci anche questo pseudokartodromo, nato dalle avare casseforti sovietiche e cresciuto innaffiato dai discutibili finanziamenti del neocapitalismo dell’Est. Non avrà, questa pistìna, mai il fascino di Monza, Silverstone, Monaco e Spa, ma intanto qua vicino a Mogyrod la Formula 1 corre e correrà ancora a lungo, e, ci scommetterei, produrrà emozioni e incertezza.

Sempre il tutto esaurito: agli Ungheresi la F1 piace

Magari non da questa domenica, però. La fresca debacle di Hockenheim brucerà a tal punto alla Mercedes che la doppietta HamiltonBottas sarà l’unico risultato accettabile per la dirigenza di Stoccarda, e per gli avversari sarà una rincorsa durissima. Più facile che sia Verstappen, l’avversario più pericoloso dei grigi, perché il circuito si è sempre adattato bene alle finezze telaistiche e aerodinamiche delle macchine di Newey, mentre la Ferrari dovrebbe soffrire i saliscendi angusti e la mancanza di spazi per scatenare la potenza del motore. Non si prevede pioggia, non si prevede caldo torrido: non si prevede dunque un exploit del cavallino, che così andrebbe alla sosta estiva senza vittorie stagionali. Non l’avrei mai detto, davvero…

Share it:

David Bianucci

Mi chiamo David Bianucci, e sono nato a Prato nel 1972. Dal 1981 non mi perdo un gran premio di Formula 1. Nel frattempo ho studiato, fatto sport, adesso lavoro come ingegnere meccanico ma la passione non si è mai spenta. Vivo in Veneto con moglie e tre gatti. Non posso più prendermi due ore per andare a vedere le macchine che girano al Mugello, ma questo non frena certo la mia voglia di parlare di corse. Vi aspetto.