Toh, guarda, una doppietta Mercedes in Russia…!

E’ già montata la polemica. Ma come? Una pole position netta, il primo stint condotto con due macchine in testa, il piccolo diavolo Leclerc e il rinato Vettel davanti ad Hamilton e poi finisce così? Con un misero terzo posto (misero…) e di nuovo i grigi ad esultare in coppia col sorrisone di Toto Wolff a fare da cornice? Ma allora non sono servite a niente tre vittorie e quattro pole di fila, i nuovi aggiornamenti, il supermotore, i piloti in forma…

Per chi si era dimenticato come finiscono in genere i Gran Premi di Formula 1

“Fessi”, “Polli”, “Una vergogna”, “Come si fa a perdere un gran premio così”…Sui social e nei bar è già (re)iniziata la solita manfrina da calciomani, quella che trasforma ogni sconfitta in vergogna nazionale e ogni vittoria in trionfo, quella che nella estenuante e rabbiosa ricerca del colpevole spesso nasconde e rende difficile l’analisi della realtà e la comprensione della situazione.

Io credo, molto modestamente, che a Sochi la Ferrari sia stata sfortunata, sia stata corretta con i piloti, sia stata vulnerabile. Nell’ordine:

Sfortunata perchè la Virtual Safety car ha di fatto consegnato ad Hamilton il primo posto, che a cose normali sarebbe stato raggiungibile solo con un secondo stint alla morte, favorito sì dall’uso delle morbide contro le medie dei ferraristi, ma reso non facile da due sorpassi in pista che comunqe l’inglese avrebbe dovuto fare. E invece stavolta la Mercedes è stata favorita da un evento casuale, un ritiro imprevedibile (trascuriamo che a innescare la VSC sia stata proprio la fermata di Vettel) che a volte ti premia, ed è successo tante volte anche alla Ferrari di vincere così, a volta ti frega. Sono le corse, non c’è niente da fare.

Grosjean tra le barriere a Sochi: un deja vu

Corretta con i piloti perchè molto chiaramente Binotto aveva esortato Leclerc a lasciare in partenza, se ne avesse avuto la possibilità, la sua scia a disposizione di Vettel, in modo da permettergli di sopravanzare Hamilton. A bocce ferme si sarebbe comunque congelato la prima posizione del monegasco. La manovra è riuscita fin troppo bene, visto che Vettel ha superato da sè Hamilton e (con la scia di Leclerc) addirittura Leclerc stesso. Il palleggio di team radio dei primi giri (“Lasciagli la posizione”, “No, è troppo lontano, “Gliela lascerai dopo”, “Si vedrà”) è da annoverare tra i normali colloqui tra squadra e piloti che si sentono negli ultimi anni. Nelle lotte delle retrovie si ascolta ben di peggio. E poi la Ferrari ha comunque favorito Leclerc alla sosta ai box, assicurandogli l’undercut. Quindi, davvero, niente da dire sulla strategia.

Uno spento Antonio Giovinazzi fa un passo indietro nella conservazione del volante della Alfa Romeo in vista del 2020

Vulnerabile: eh sì, eccoci alle note meno liete. Innanzi tutto il ritiro di Vettel. Avrebbe potuto vincere, il tedesco, aveva un ottimo passo, sarebbe stato un osso duro nel finale di gara sia per il compagno di squadra che per Hamilton. Il guasto al motore è grave. Inutile avere tanta potenza se poi ci si fa metà gran premio. Ma non sarebbe comunque stato solo un problema di affidabilità. Perchè un fatto che si tende a trascurare è che la Ferrari sarebbe stata vulnerabile anche dal punto di vista della velocità. Che Hamilton con le gomme medie abbia conquistato la prima fila e contenuto in due secondi su venti giri il distacco da Leclerc in gara fa pensare che la Mercedes sia migliorata, eccome, dopo la figuraccia di Singapore. Hanno reagito, i tedeschi. E avrebbero lottato fino alla fine con le morbide nel secondo stint. Non sarebbe stata una passeggiata per la Ferrari, e la prova è che Leclerc a parità di gomme non è riuscito a superare Bottas, quindi non so come sarebbe finita in un eventuale duello con Hamilton.

In sostanza: le due squadre sono alla pari, almeno in questo momento. Suzuka dirà, più e meglio.

Poco spazio per il resto del gruppo: molto deludente la RedBull che col nuovo motore ha fatto faville nelle prove libere ed è stata poco più che una comparsa in gara. Ancora in difficoltà la Renault, benissimo la McLaren, bravo Perez, distratto Raikkonen. Giovinazzi…no, il volante della Alfa Romeo per il prossimo anno a fare così non lo conserverà

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David Bianucci

Mi chiamo David Bianucci, e sono nato a Prato nel 1972. Dal 1981 non mi perdo un gran premio di Formula 1. Nel frattempo ho studiato, fatto sport, adesso lavoro come ingegnere meccanico ma la passione non si è mai spenta. Vivo in Veneto con moglie e tre gatti. Non posso più prendermi due ore per andare a vedere le macchine che girano al Mugello, ma questo non frena certo la mia voglia di parlare di corse. Vi aspetto.