Risorge Vettel, ma che Ferrari!

Quando si sbaglia clamorosamente un pronostico c’è poco da dire. Si ammette la presunzione, persino l’incompentenza, e ci si ripromette di farne meno in futuro. Non di errori, proprio di pronostici.

Consola che anche Hamilton abbia strabuzzato gli occhi e le treccine, di fronte alla prestazione della Ferrari a Singapore, quella Ferrari velocissima sui rettilinei di Monza e Spa e prevedibilmente in difficoltà nel toboga di Singapore. E invece a Maranello hanno messo in saccoccia la pole e una clamorosa doppietta in gara, favorita dalla conformazione ostile ai sorpassi del tracciato asiatico, da una strategia azzeccatissima che ha evitato il tentativo di undercut di Verstappen e quello di overcut di Hamilton, ma più di tutto permessa da un recupero di prestazione che ha dello stupefacente. Il pacchetto aerodinamico rivisto portato sulla Marina Bay ha funzionato, eccome, e il lavoro fatto nel garage tra venerdi e sabato ancora di più.

Stavolta il campioncino ingoia un amaro secondo posto

A dire il vero qualche speranza me l’aveva data un amico, che certo ci capisce più di me, che a pochi minuti dalla partenza mi faceva notare che Singapore, come Bahrein, Canada e Monza sono circuiti “rear limited”, cioè che sforzano le gomme posteriori più delle anteriori, e su queste piste la Ferrari ha sempre fatto lavorare al meglio le vettura, accusando invece grossi problemi sui tracciati “front limited” come Cina o Francia.

Forte di questa informazione preziosa ho ammirato il cammino persino tranquillo dei rossi durante le estenuante due ore di corsa, sempre cariche di tensione, a dire il vero, ma in cui nessuno è mai riuscito ad attaccare seriamente le posizioni di Vettel e Leclerc. Vettel, appunto. Sul podio sembrava uscito da una lavatrice, e non solo per il sudore. Una bella reazione dopo il testacoda di Monza, una gara perfetta degna del campione che tutti vorremmo che fosse, e che a questo punto si propone, magari dopo un finale di stagione di nuovo privo di sbavature, di essere degno alfiere della Ferrari che verrà.

Lewis Hamilton a Singapore ha strabiliato solo per la capigliatura

Era invece arrabbiato Leclerc, alla fine. Giusto che lo sia. I campioni si arrabbiano quando arrivano secondi. L’importante è che non inizi a pensare a boicottaggi o manovre a tavolino volte a indebolirlo perchè la sua terza vittoria di fila è stata impedita dalla gran gara del compagno di squadra e da una scelta tattica penalizzante, ma non di molto, e certo non in modo premeditabile. Che si goda, il monegasco, la macchina che si ritrova e continui così, che le occasioni di sorridere sul podio non mancheranno.

Sugli altri non c’è molto da dire: la Mercedes credo che non sviluppi più la macchina, i piloti aspettano che cada nelle loro mani il risultato atteso a inizio anno (per Hamilton è questione di tre o quattro Gran Premi, Bottas da quando gli hanno rinnovato il contratto pensa solo a portare a casa la vettura tutta intera) e per una volta neanche Verstappen è parso animato dalla sacra voglia di rompere le scatole che lo rende il fuoriclasse che è.

Giovinazzi ha fatto il vuoto, fino a un certo punto

Due parole da dire su Giovinazzi: addirittura davanti a tutti, a un certo punti, grazie alla strategia è stato poi inspiegabilmente tenuto in pista per tre o quattro lunghissimi giri, in cui ha finito per perdere un gran numero di posizioni. Almeno non ha commesso errori, almeno ha conquistato un punto, almeno ha qualche speranza di tenere in vista del prossimo anno un volante che ogni settimana (con la definizione dei roster del 2020) diventa sempre più scottante.

La settimana prossima si corre a Sochi, sul circuito più brutto del mondiale. E’ un circuito rear limited o front limited? Appena risento il mio amico ve lo dico.

Share it:

David Bianucci

Mi chiamo David Bianucci, e sono nato a Prato nel 1972. Dal 1981 non mi perdo un gran premio di Formula 1. Nel frattempo ho studiato, fatto sport, adesso lavoro come ingegnere meccanico ma la passione non si è mai spenta. Vivo in Veneto con moglie e tre gatti. Non posso più prendermi due ore per andare a vedere le macchine che girano al Mugello, ma questo non frena certo la mia voglia di parlare di corse. Vi aspetto.