Hamilton passeggia al Paul Ricard; non basta l’orgoglio Ferrari

Che sonno, eh? E’ stato un Gran Premio di Francia con una partenza cauta da parte di tutti, strategie obbligate e in fotocopia, pochi sorpassi per le posizioni di rincalzo e di fatto un solo giro, l’ultimo, in cui si sono concentrate tutte le emozioni del fine settimana. Emozioni è peraltro una parola grossa, perchè in fin dei conti sono arrivati come sono partiti e solo il più ottimista dei tifosi ferraristi avrebbe potuto sperare che il tentativo di Leclerc ai danni di Bottas sarebbe stato coronato da successo. Ben più palpitante, se si vuole, la lotta per la settima posizione, che ha visto il povero Norris raggiunto e superato da Ricciardo, Raikkonen e Hulkenberg proprio all’ultima tornata. Ma è la lotta per la settima posizione, appunto, e sinceramente con tutto il bene che si può volere a Norris (e gliene vorremo, perchè questo è un campioncino) non sono questi i duelli che ci si aspettano dalla Formula 1.

Continuerà a ridere ancora a lungo

Tra uno sbadiglio e un altro che giudizio dare alla gara della Ferrari? Un sei politico, direi. Di più non si poteva fare, di più non si è provato nemmeno a fare. L’unico con un po’ di “garra” si conferma Leclerc, il resto della squadra pare rassegnato ad una ben definita inferiorità rispetto alle frecce d’argento, che da qui a fine anno rischiano davvero di vincerle tutte. Dev’essere veramente pesante, il divario tecnico dalla Mercedes, se ad esclusione di tre o quattro piste (la prossima di Zeltweg potrebbe essere una di queste) la Ferrari continua in tutti gran premi ad accusare non meno di cinque decimi di distacco, incolmabili e scolpiti nella pietra. Disarmante, proprio quell’ultimo giro: Vettel entra ai box per montare gomme morbide e conquistare il giro più veloce. Ci riesce, ma Hamilton, con gomme vecchie di trenta giri e di mescola più dura fa, nello stesso giro, un tempo praticamente identico. Sarà contento Elkann, di questo punticino, ma  in realtà si tratta di un premio veramente beffardo, il gol della bandiera sul punteggio di 0 a 8 per gli avversari.

Vettel sempre più solo e isolato

La verità è che la superiorità della Mercedes è talmente schiacciante che nemmeno pare espressa in pieno e che se la Ferrari migliorasse di tre decimi la Mercedes potrebbe farlo di sei. A questo punto credo sia opportuno lavorare al meglio sulla vettura dell’anno prossimo, cercando di comprendere come mai quella di quest’anno manca così nettamente di carico aerodinamico all’anteriore, e tenersi stretto quel sempre più splendente gioiello che è Charles Leclerc, uno che sta migliorando di gara in gara e che con una macchina migliore potrebbe divertirsi e farci divertire ancora di più. Intanto basti notare che quando non gli sbagliano la strategia il  monegasco arriva a podio e in questa occasione insidia addirittura Bottas, confezionando una gara non esattamente con i remi in barca.

Lando Norris: ha ancora i brufoli ma ne sentiremo parlare

E Vettel? Con Sebastian siamo ai minimi storici, credo. Il ricorso per il gran premio del Canada è stato abbastanza ridicolo (come si fa a definire “nuove schiaccianti prove” il commento di Karun Chandok, indimenticabile brocco indiano della Formula 1 di qualche anno fa ed ora commentatore TV?) e forse è stato un favore personale fatto al proprio pilota senza che nessuno ne fosse veramente convinto. Gli pseudo problemi al cambio denunciati durante le prove e le critiche ai pezzi nuovi portati in Francia completano il quadro e fanno pensare a un pilota sfiduciato che piano piano si sta allontanando dalla squadra. Si sta arrivando insomma alla fine di una storia nata e proseguita con tanto entusiasmo ma alla fine non coronata da successo. Cose che accadono.

Sul resto del gruppo abbiamo, parzialmente, già detto: ottime le McLaren, benino le Renault, bravo Raikkonen. Un disastro le Racing Point e soprattutto le Haas. E una domanda: ma questo Giovinazzi che riesce a conquistare la Q3 in prova e poi in gara si ritrova a lottare con le Williams, insomma, questo Giovinazzi, di che pasta è fatto? che valore ha? Io non l’ho ancora capito.

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David Bianucci

Mi chiamo David Bianucci, e sono nato a Prato nel 1972. Dal 1981 non mi perdo un gran premio di Formula 1. Nel frattempo ho studiato, fatto sport, adesso lavoro come ingegnere meccanico ma la passione non si è mai spenta. Vivo in Veneto con moglie e tre gatti. Non posso più prendermi due ore per andare a vedere le macchine che girano al Mugello, ma questo non frena certo la mia voglia di parlare di corse. Vi aspetto.