Gp del Bahrein: esame di riparazione con molti dubbi

Facile. Il tema principale del Gran Premio del Bahrein sarà: qual è la vera Ferrari? La freccia che volava incollata a terra sui curvoni di Barcellona o il ronzino zoppicante di Melbourne, lento in rettilineo, lento in uscita di curva, lento nei cambi di direzione dell’Albert Park?

Tanto da lavorare su questa macchina rossa

Svolgimento: è veramente un enigma. Vero che a Barcellona ci sono due curve lente e tutte le altre sono veloci, vero che Melbourne è tutt’altro tipo di pista, con un asfalto stradale e un tracciato caratterizzato da frenate e accelerazioni piuttosto secche, ma la difficoltà di Vettel e Leclerc e il minuto preso da Bottas in gara non si possono spiegare solo con questi dettagli. Anche perchè altrimenti sarebbe davvero un bel problema visto che la pista australiana sarà anche anomala, ma ce ne sono almeno altre quattro o cinque molto simili. E allora cos’è che non ha funzionato? I punti su cui si sono concentrati analisti, tecnici, dottori e sapienti sono essenzialmente due: le gomme e il motore.
Per quanto riguarda le gomme il punto è in realtà più ampio e riguarda il bilanciamento generale della macchina. A Melbourne la Ferrari per tre giorni non è riuscita a trovare l’assetto ottimale, il che sorprende abbastanza vista la mole di dati in possesso delle squadre su un circuito su cui si corre da più di vent’anni e data la possibilità di interagire in tempo reale con la sede a Maranello,

In RedBull si vuole continuare la festa

dove operano ventiquattro ore al giorno computer, simulatori e piloti in grado di supportare come se fossero ai box le scelte sul set up meccanico e aerodinamico. Eppure niente. A questo punto o gli interventi dei tecnici sono stati particolarmente sfortunati o maldestri (e sarebbe strano, ma non sarebbe il problema maggiore) oppure la macchina ha un tarlo “genetico” che renderà decisamente difficile recuperare in tempi brevi, almeno su quei circuiti dove la trazione risulta fondamentale. Il Bahrein, con tutte le sue differenze dalla pista di due settimane fa, ha (purtroppo) queste caratteristiche.
Sul motore la diagnosi potrebbe essere meno severa: i problemi di affidabilità riscontrati alla fine dei test del Montmelò avrebbero costretto a girare in modalità “cautelativa”, ma magari in due settimane i problemi sono risolti e a Sakhir, dove il motore gira al massimo su almeno quattro rettilinei si potrà rivedere un cavallino bello rampante.

Ricciardo punta a vincere la gara “degli altri”

Binotto ha annunciato novità tecniche, per la gara di questo fine settimana. Non potranno essere modifiche radicali, vedremo se riusciranno a ridurre il disastroso distacco accusato in Australia. Personalmente non sarei tanto ottimista. Credo che a Barcellona nessuno abbia bluffato (nei test la macchina va comunque sfruttata al massimo, altrimenti non serve girare) ma il vantaggio che in tanti avevamo visto nei confronti della concorrenza semplicemente non c’era, nè sul giro ecco nè sul passo gara. Non c’era, ovviamente, nemmeno il distacco di otto decimi dalla Mercedes. Domenica mi aspetterei una situazione migliore, per le rosse, ma non troppo. Gara in difesa, in sostanza, sperando al massimo in un podio.
Altre curiosità sparse: Bottas farà ancora il diavolo a quattro come due settimane fa o Hamilton si risveglierà dalle vacanze e dai suoi problemi con la calvizie e deciderà di rimettere in chiaro le gerarchie di casa? E poi: l’amore folle scoppiato tra RedBull e Honda porterà a sempre maggiori successi il gasatissimo Verstappen,

Kubica e Russell ancora dentro al tunnel…

oppure sono parecchie chiacchiere e pochi fatti? E la baruffa di centro gruppo, forse la sola battaglia con esito veramente incerto chi vedrà prevalere? L’ambiziosa ma ancora insicura Renault, le succursali Ferrari Haas e Alfa Romeo o qualche outsider tipo Racing Point o McLaren? E per finire: quanti secondi si prenderà la Williams? Russell ha ammesso senza mezze misure che la vettura ha un difetto gravissimo e ci vorranno mesi per correggerlo, Kubica pare già pentito della scelta di tornare in macchina. Tristezza.

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David Bianucci

Mi chiamo David Bianucci, e sono nato a Prato nel 1972. Dal 1981 non mi perdo un gran premio di Formula 1. Nel frattempo ho studiato, fatto sport, adesso lavoro come ingegnere meccanico ma la passione non si è mai spenta. Vivo in Veneto con moglie e tre gatti. Non posso più prendermi due ore per andare a vedere le macchine che girano al Mugello, ma questo non frena certo la mia voglia di parlare di corse. Vi aspetto.