Gp del Giappone: le qualifiche

E ora voleranno gli stracci. L’errore strategico della Ferrari, che ha mandato fuori Vettel e Raikkonen con le gomme intermedie quando ancora si potevano sfruttare le slick, verrà probabilmente sottolineato con molta severità dai giornali e dagli appassionati. Si parlerà di squadra allo sbando, di rifondazione, di tecnici da mandare via e di incapacità di Arrivabene, apparso, anche lui, veramente nervoso dopo l’esito deludente delle prove del Gran Premio del Giappone.

I primi tre delle qualifiche a Suzuka

Ma occorre dare il giusto peso agli eventi, per poter correggere quello che c’è da correggere e allo stesso tempo mantenere il buono che si è fatto. La topica di stamattina vale poco, rispetto al problema maggiore che ha afflitto la rossa nell’ultimo mese, e che, alla fine, l’ha esclusa dalla lotta per il mondiale. Ed è un problema di natura esclusivamente tecnica. Il risultato in formula 1, come in molti altri sport, è la somma dei fattori che concorrono a determinarlo: la squadra con i suoi meccanici e gli addetti alla strategia, i piloti che devono essere veloci e non commettere errori, gli ingegneri che devono pensare, progettare e soprattutto sviluppare una vettura veloce e affidabile.

Il campione inglese apparso in grande forma in tutte le sessioni finora disputate. Per lui pole position numero 80 in carriera

Alla Ferrari in questa stagione hanno commesso qualche errore i piloti, hanno commesso qualche errore al muretto, ma quello che veramente è mancato per tenersi in scia alle Mercedes nell’ultimo scorcio di campionato è stato il fattore tipicamente più importante, e cioè la prestazione della macchina. La vettura è progredita; rispetto agli anni precedenti addirittura è stato impressionante il recupero della squadra di Maranello rispetto agli avversari (si tratta, nel caso della Mercedes, di una delle scuderie più forti di sempre, con tecnici di grande livello e mezzi finanziari impressionanti, non va dimenticato). Ma nell’ultimo mese la freccia d’argento ha semplicemente compiuto un balzo in avanti che la Ferrari non è stata in grado di contrastare. Tutto qui.

Arrivabene adirato con il muretto Ferrari per l’errore di strategia che ha penalizzato le Rosse nelle qualifiche

In cosa consista, il trucchetto tecnico che ha dato a Hamilton e Bottas un buon mezzo secondo al giro di vantaggio, se non di più, è difficile dirlo. Ma tutto sembra legato allo sfruttamento ottimale delle gomme, un aspetto in cui la Mercedes aveva accusato qualche problema sin dalle prime gare. Risolto questo guaio, probabilmente grazie all’ottimizzazione dei flussi di aria attraverso i mozzi posteriori che consente di far raggiungere agli pneumatici la temperatura ottimale per funzionare senza produrre blistering, le macchine dei campioni in carica hanno ricominciato a volare. Niente di più, niente di meno.

I campionati si vincono anche così, soprattutto così. Non siamo troppo severi con la scuderia, non è tutto da buttare.

I nuovi mozzi posteriore introdotti dalla Mercedes a Singapore. La chiave degli ultimi successi di Hamilton?

Se fossi la proprietà confermerei tutti (Binotto come direttore tecnico ha realizzato un fior di vettura, e il motore è tornato ad essere uno dei migliori del lotto), cercando di rinforzare con pochi innesti i ruoli un po’ più deboli. Quello strategico è uno di quelli. Ma non parliamo di rivoluzione e teste che cadono. Ricominciare da capo sarebbe un grosso errore. Non scordiamo che per iniziare il ciclo vincente di Schumacher a Maranello hanno dovuto attendere ben più dei quattro anni che sono stati dati finora ad Arrivabene ed a Vettel.

E poi, col tedesco che parte indietro, può darsi che vediamo un gran premio divertente e per cui vale la pena di puntare la sveglia. A cose normali avremmo visto le Ferrari impegnate a prendersi tristemente le ruotate di Verstappen, con Hamilton e Bottas quindici secondi più avanti. Con queste premesse invece sarà tutto da seguire il tentativo di rimonta di Sebastian, a patto che non rimanga intrappolato nella rissa di metà schieramento che si verifica spesso alla prima curva e da cui dovrà per forza di cose cercare di tenersi lontano.

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David Bianucci

Mi chiamo David Bianucci, e sono nato a Prato nel 1972. Dal 1981 non mi perdo un gran premio di Formula 1. Nel frattempo ho studiato, fatto sport, adesso lavoro come ingegnere meccanico ma la passione non si è mai spenta. Vivo in Veneto con moglie e tre gatti. Non posso più prendermi due ore per andare a vedere le macchine che girano al Mugello, ma questo non frena certo la mia voglia di parlare di corse. Vi aspetto.