Cosa aspettarsi da Suzuka

Le S dietro ai box sono uno dei punti più spettacolari del tracciato

A Suzuka basta aspettarsi…Suzuka. Il Gran Premio del Giappone sarà la solita gara noiosa, con pochi sorpassi e giocata sulla strategia, con le prime sei macchine nettamente più forti delle altre e un esito, la vittoria della Mercedes, che è una delle scommesse più sicure del fine settimana sportivo.

Eppure la corsa di domenica è sempre ricca di fascino, perchè si corre su un circuito epico teatro in passato di duelli leggendari, vittorie storiche (e storici litigi) e soprattutto perchè l’atmosfera è stupenda.

Hamilton vincitore della gara dello scorso anno

Decine di migliaia di appassionati giapponesi, tutti agghindati (chi con un semplice cappellino, chi con complicati travestimenti di gusto tutto orientale) affolleranno le tribune, seguiranno con una passione che agli europei pare pure ingenua un’ora e mezza di corsa, applaudiranno e sorrideranno, come da tradizione nipponica.

Il signor Hugenholtz; forse nemmeno lui si accorgeva dei capolavori che disegnava

E pazienza se la Formula 1 attraversa un periodo in cui i duelli ruota a ruota sono merce rara (lo saranno anche domenica, perchè la pista, bellissima, ha il solo neo di non presentare punti adatti al sorpasso, almeno con queste macchine che superano solo col DRS oppure avvicinandosi a un tornantino preceduto da un rettilineo lungo come un’autostrada) e i primi sei posti della classifica sono prenotati.

A Suzuka lo spettacolo lo fanno i colori dell’autunno giapponese, la dolcezza collinare del paesaggio, la ruota panoramica del parco giochi adiacente e ovviamente la spettacolarità del tracciato. Le S dietro ai box, le curve lunghe e difficili della parte lontana dal traguardo, la traiettoria della 130R richiedono ancora al pilota talento e coraggio.

Il circuito di proprietà della Honda, su cui il circus è tornato nel lontano ’87 proprio per volere dell’allora imperante casa giapponese, è uno dei pochi rimasti dov’è divertente anche vedere una macchina che gira da sola. La sua progettazione risale al 1962 e fu opera di Johannes “John” Hugenholtz, disegnatore olandese direttore del circuito di Zandvoort e autore di altri progetti come Zolder, Jarama e del Motodrom di Hockenheim. Se fosse ancora vivo avrebbe 104 anni, e diverse cose da dire sul modo in cui sono disegnati i circuiti moderni.

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David Bianucci

Mi chiamo David Bianucci, e sono nato a Prato nel 1972. Dal 1981 non mi perdo un gran premio di Formula 1. Nel frattempo ho studiato, fatto sport, adesso lavoro come ingegnere meccanico ma la passione non si è mai spenta. Vivo in Veneto con moglie e tre gatti. Non posso più prendermi due ore per andare a vedere le macchine che girano al Mugello, ma questo non frena certo la mia voglia di parlare di corse. Vi aspetto.