Cosa aspettarsi da Sochi

Cosa aspettarsi dal Gran Premio di Russia di Sochi: ben poco, verrebbe da dire. Si corre su una della piste più brutte del mondiale, un circuito cittadino con una prima parte veloce, una frenata violentissima ricavata con dei cordoli e poi una bellissima curva a sinistra, veramente difficile. Da lì in poi curve tutte uguali, dov’è difficile sorpassare e dove sostanzialmente c’è solo da frenare, spingere la macchina sul cordolo interno ed accelerare prima possibile. Sochi è nel circus da quattro anni, e non c’è stata una sola gara veramente emozionante, se si esclude qualche ammucchiata alla prima curva o qualche frustrato tentativo di sorpasso negli ultimi giri, quando i piloti che seguono non ne possono più di vedere gli scarichi della macchina che precede e si buttano disperatamente in traiettoria, o la va o la spacca. 

Valtteri Bottas vinse lo scorso anno a Sochi il primo gran premio della sua carriera


I precedenti per la Ferrari sono negativi: in riva al Mar Nero finora quattro gare e quattro vittorie Mercedes. Sarebbe da buttarsela subito dietro la spalle, se non fosse che in Formula 1 il progresso è talmente rapido che i precedenti valgono poco.
 
Attualmente le frecce d’argento e le rosse si equivalgono come motore, carico aerodinamico, efficacia del telaio: lo si può dire, il divario è veramente limitato e la differenza, oltre ai soliti fattori (piloti più o meno bravi in partenza, strategie, colpi di fortuna con pioggia o safety car) la farà un dettaglio tecnico che, alla fine lo si è capito, è diventato via via sempre più importante, e cioè la capacità di sfruttare le gomme.
 

Il GP di Russia è fortemente appoggiato dai vertici politici della nazione


La Pirelli ha costruito pneumatici così sensibili alla temperatura di esercizio, sia in termini di prestazioni che di durata, che riuscire ad azzeccare la “finestra” giusta per le mescole che si usano in prova e in gara è ormai l’unica sfida tecnica veramente incerta, quando si prepara una vettura per un circuito. E le variabili sono tantissime: per scaldare o raffreddare le gomme le squadre usano i deviatori di flusso all’interno dei cerchi e l’aria calda proveniente dai freni. Il bilancio tra questi flussi e le sollecitazioni termiche derivanti dall’uso delle gomme (influenzate ovviamente anche dalla temperatura dell’asfalto) è delicatissimo, e basta sbagliare di poco per avere blistering, scarsa aderenza e crollo di prestazioni.
 

La Mercedes, apparsa nettamente in difficoltà a Spa, ha saputo riequilibrare il confronto proprio grazie a minime modifiche nelle canalizzazioni interne dei cerchi, soprattutto quelli posteriori, che hanno consentito ad Hamilton di riaffermare la sua supremazia a Monza e Singapore. 

Il tracciato cittadino del Gran Premio di Russia


A Sochi c’è da aspettarsi che la Ferrari cerchi un ultimo recupero, per consentire a Vettel di giocarsi fino in fondo un mondiale che si è fatto terribilmente difficile ma non è ancora perso.
 

Probabile l’utilizzo di un nuovo alettone anteriore, che potrebbe consentire alla Rossa di migliorare ancora l’inserimento in curva della vettura. Ma al di là della capacità dell’ufficio tecnico di sviluppare ulteriormente la SF71H le residue possibilità per Vettel di sopravanzare Hamilton sono legate ad una debacle del pilota inglese, oppure della sua vettura. Senza un ritiro del numero 44 in grigio difficile immaginare un recupero da parte del tedesco, staccato di ben quaranta punti nella classifica del mondiale.

Nella prove libere del venerdi mattina Antonio Giovinazzi guida la Sauber Alfa Romeo, che sarà sua per tutto il 2019

Di altri motivi di interesse se ne vedono pochi: ormai le squadre non più in lotta per le posizioni di vertice investono già nella progettazione della macchina del prossimo anno, e non ci sono da aspettarsi grossi exploit. Incuriosisce, semmai, il ritorno di Giovinazzi alla guida di una vettura in una sessione ufficiale, con la Sauber Alfa Romeo. Il giovane pugliese è stato appena annunciato come pilota ufficiale per la stagione 2019, dopo che per tante stagioni non ci sono stati italiani sulla griglia. Una bella notizia dopo anni veramente bui per la scuola tricolore.
Appuntamento alle 10 di venerdi mattina per le prime prove libere.

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David Bianucci

Mi chiamo David Bianucci, e sono nato a Prato nel 1972. Dal 1981 non mi perdo un gran premio di Formula 1. Nel frattempo ho studiato, fatto sport, adesso lavoro come ingegnere meccanico ma la passione non si è mai spenta. Vivo in Veneto con moglie e tre gatti. Non posso più prendermi due ore per andare a vedere le macchine che girano al Mugello, ma questo non frena certo la mia voglia di parlare di corse. Vi aspetto.